Politica

PRIMA PAGINA-L’ammucchiata macroniana per fermare Marine

di Giuseppe Ariola -


Parigi è investita da un terremoto dietro l’altro. Se dopo il voto alle europee che ha segnato la prima grande ascesa di Rassemblement National il presidente Emmanuel Macron si è giocato il tutto per tutto sciogliendo l’Assemblea Nazionale e indicendo nuove elezioni, la riconferma ottenuta domenica da Marine Le Pen la rende una delle due nuove donne forti d’Europa, insieme a Giorgia Meloni. Al ballottaggio del prossimo 7 luglio i lepenisti inseguiranno il traguardo dei 289 seggi, ovvero la maggioranza assoluta, fiduciosi dell’affermazione avuta come primo partito con 9 punti percentuali di vantaggio su Ensemble, la lista della maggioranza macroniana. Non è detto che al ballottaggio, dove è prevista una corsa tra i tre candidati che hanno ottenuto il miglior risultato al primo turno, Rassemblement National ottenga la metà più uno dei deputati – anche perché già si ragiona sull’eventuale ritiro di chi è arrivato terzo nel tentativo di creare un blocco anti Le Pen nel quale far confluire i voti di tutti i suoi competitor – ma questo potrebbe non risultare indispensabile per la corsa di Jordan Bardella verso Palazzo Matignon, residenza ufficiale del Primo ministro del governo francese. Tra i principali elementi di novità di queste elezioni c’è la circostanza per la quale Rassemblement National ha avuto degli alleati già al primo turno, il che potrebbe indurre il partito ad accettare l’incarico di governo anche in caso di maggioranza relativa, eventualità che lo stesso Bardella, delfino di Marine Le Pen, aveva in un primo momento, invece, escluso. Annusando aria di coabitazione, Emmanuel Macron ha riunito i ministri all’Eliseo per paventare il rischio che vede “l’estrema destra sul punto di accedere alle più alte cariche” dello Stato francesi. Una riunione che, come riportano le principali testate transalpine, sembrerebbe essersi svolta in un clima piuttosto teso dovuto anche alla crescente ostilità nei confronti del Presidente della Repubblica francese, in particolar modo da parte di quei ministri che non sembrerebbero disposti a sostenere i candidati de La France Insoumise, partito del blocco di sinistra. Ciò posto, l’ipotesi di un ‘fronte repubblicano’ teso respingere l’avanzata della destra, facendo confluire i voti su qualsiasi candidato in grado di bloccare quelli di Rassemblement National, a prescindere dal partito di appartenenza, potrebbe in ogni caso concretizzarsi. Già oggi se ne saprà di più dopo la scadenza del termine, prevista alle 18, per la presentazione della candidatura ai ballottaggi dei candidati che ne hanno diritto, ma nel frattempo già circa 170 si sono ritirati per sbarrare la strada all’avanzata lepenista. Un’eventualità che ha commento anche la premier italiana. Per Giorgia Meloni si tratta di “qualcosa che in forme diverse avviene anche in Italia: il tentativo costante di demonizzare e di mettere all’angolo il popolo che non vota per le sinistre è un trucco che serve a scappare dal confronto sul merito delle diverse proposte politiche. Ma è un trucco in cui cadono sempre meno persone, lo abbiamo visto in Italia, e si vede sempre di più in Europa”. In effetti, lo si è visto sia in Italia che in Francia, come detto, per due volte, ma anche in Germania sebbene con numeri e percentuali decisamente differenti per i partiti di destra. Resta il fatto che l’avanzata delle due nuove donne forti d’Europa, protagoniste assolute in due dei tre più importanti paesi comunitari, Giorgia Meloni e Marine Le Pen, si farà certamente sentire anche in Ue dove la von der Leyen appare notevolmente indebolita e sembra essere assodato che la prossima Commissione dovrà affidarsi a maggioranze via via diverse sui vari dossier che giungeranno al Parlamento europeo. Il tutto anche perché i risultati ottenuti dai partiti di Macron e Sholz hanno depotenziato quell’asse franco-tedesco che ha a lungo fatto il bello e il cattivo tempo a Bruxelles.


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