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L’amante di Messina Denaro: come l’ha aiutato, i pizzini, i regali, la gelosia di un’altra donna

di Dave Hill Cirio -


Floriana Calcagno, 50 anni – prossima al suo compleanno -, professoressa di matematica di alla scuola superiore Ruggiero D’Altavilla di Mazara del Vallo, è stata arrestata con l’accusa di favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza di pena per aver aiutato il boss mafioso Matteo Messina Denaro a sottrarsi alla cattura. Definita dal Gip Filippo Serio “figura cardine del sistema di protezione” del latitante, la donna ha ammesso di essere stata sua amante, pur dichiarando inizialmente di conoscerlo con il falso nome “Francesco Salsi”. Le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo basate su pizzini, intercettazioni e immagini di telecamere, hanno però dimostrato un suolo ruolo preminentemente attivo nell’organizzazione che il boss si dera dato: faceva da staffetta negli spostamenti di Messina Denaro tra Campobello di Mazara, Mazara del Vallo e Petrosino.

Sposata con Paolo De Santo, ritenuto collegamento tra il boss e l’imprenditore Calogero Luppino, operativo nel settore delle scommesse online, di cui è nipote, la donna era vezzeggiata da Messina Denaro con vari nomignoli: “Sbrighisi”, “Acchina”, “handicap” e “Luce”, utilizzati però principalmente per occultarne l’identità.

Le telecamere l’hanno ripresa mentre entrava nell’appartamento usato dal boss, smentendo la sua versione sulle modalità degli incontri ed è stato accertato che aveva pure ospitato Messina Denaro nella sua casa di Tre Fontane, dove il boss è stato filmato durante le sue passeggiate.

Laura Bonafede, un’altra amante storica del boss, in una lettera aveva espresso gelosia per Calcagno, riferendosi a un episodio in cui la professoressa indossava una borsa Louis Vuitton “regalata da lui”. Le chat tra i due, recuperate dagli investigatori, includono pure un messaggio di Calcagno a Messina Denaro del 13 gennaio 2023 (“Tu come stai, che fai?”), tre giorni prima dell’arresto del boss. Le intercettazioni ambientali e i messaggi personali recuperati (compresi quelli in cui il boss la chiamava con i soprannomi “Acchina” e “Luce”) hanno permesso di collegare definitivamente l’alias “Sbrighisi” alla professoressa, smascherando la falsa identità di “Francesco Salsi” da lei inizialmente dichiarata.


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