Cultura & Spettacolo

L’allume siciliano e le manovre dei britannici nel XIX Secolo

di Piero Cascone -


Nel XIX secolo, l’allume rappresentava una risorsa strategica cruciale per l’industria e la guerra. Impiegato nella concia delle pelli, nella tintura dei tessuti e soprattutto nella produzione della polvere da sparo, il suo controllo divenne una questione di primaria importanza per le potenze europee. La Sicilia, grazie ai suoi ricchi giacimenti, era uno dei principali produttori di allume e ne esportava grandi quantità. Tuttavia, questa ricchezza rese la regione teatro di complesse manovre politiche e commerciali, in particolare da parte del governo britannico e dei grandi mercanti inglesi, capeggiati da Benjamin Ingham. A partire dai primi decenni dell’Ottocento, il Regno Unito sfruttò il controllo del commercio siciliano per esercitare pressioni sul Regno delle Due Sicilie. L’allume di rocca, composto principalmente da solfato di alluminio e potassio, era fondamentale per numerosi settori industriali. In ambito militare, la sua funzione principale era purificare il salnitro, componente della polvere da sparo. Per questo motivo, il controllo delle sue fonti d’approvvigionamento aveva implicazioni economiche e strategiche. La Sicilia – in particolare la zona di Milazzo e la costa settentrionale – disponeva di ricchi giacimenti di allume, che venivano estratti e commercializzati attraverso reti di mercanti locali e stranieri. Tra questi i più influenti erano i britannici e la loro influenza nell’isola li rese strumenti fondamentali della politica inglese nel Mediterraneo. Uno dei personaggi chiave fu Benjamin Ingham, un imprenditore inglese stabilitosi in Sicilia agli inizi dell’Ottocento e divenne rapidamente il leader di una potente rete di mercanti britannici che controllavano il commercio delle principali risorse siciliane, tra cui allume, zolfo e Marsala. Grazie alla sua posizione, era in grado di influenzare l’economia locale e, indirettamente, la politica del Regno delle Due Sicilie. Ingham, insieme ad altri imprenditori inglesi come i Woodhouse e i Whitaker, gestiva una sorta di “stato nello stato” in Sicilia. I suoi affari erano strettamente legati agli interessi britannici e al governo di Londra. Quando il governo britannico decise di esercitare pressioni sui Borbone, i mercanti inglesi in Sicilia furono i primi a implementare la strategia di boicottaggio economico. Con il loro dominio sul commercio dell’allume e di altre risorse strategiche, potevano facilmente impedire che queste merci giungessero nelle mani del governo borbonico. L’episodio più significativo si verificò durante la guerra di Crimea. Il Regno Unito, alleato con Francia e Regno di Sardegna, chiese a Ferdinando II di Borbone di partecipare al conflitto contro la Russia. Il sovrano napoletano rifiutò e questo fu interpretato come un affronto dal governo inglese, che decise di adottare misure punitive. La Gran Bretagna, sfruttando la propria influenza sul commercio siciliano, orchestrò un blocco commerciale informale, impedendo ai Borbone di acquistare allume. Ma non solo misure economiche: mercanti come Ingham erano veri e propri intermediari del potere britannico: finanziavano politici locali e sostenitori del liberalismo, contribuendo alla creazione di un clima ostile ai Borbone e più incline all’influenza inglese e sabauda. Mentre il Regno delle Due Sicilie veniva indebolito, il Regno di Sardegna, guidato dai Savoia, approfittò del sostegno inglese per consolidare la propria posizione. Il governo piemontese aveva accettato di partecipare alla guerra di Crimea, un allineamento politico strategico, poiché rafforzò i legami tra i Savoia e le grandi potenze europee, preparando il terreno per l’unificazione italiana. Il governo britannico, che mirava a ridimensionare l’influenza borbonica nel Mediterraneo, sostenne attivamente il movimento unitario italiano e favorì economicamente e politicamente l’azione di Cavour e Garibaldi. Il caso dell’allume è emblematico di come le grandi potenze europee utilizzassero il controllo economico come arma politica, condizionando il destino di intere nazioni. Il Regno Unito non solo riuscì a limitare la capacità bellica borbonica, ma contribuì in modo decisivo al processo di unificazione italiana, sostenendo le forze politiche e militari a lui più favorevoli.


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