Politica

L’agenda politica del 2025

di Giuseppe Ariola -


Archiviata la manovra, gli impegni parlamentari del 2024 sono ufficialmente archiviati e già si guarda all’agenda del prossimo anno. Non tutto quanto il governo si era ripromesso di fare è stato portato a termine, a partire dalla riduzione di due punti percentuali della seconda aliquota Irpef nella quale sarebbero dovuti rientrare i redditi fino a 65 mila euro. La misura resta però in cantiere e, come si era in realtà immaginato quando la legge di Bilancio era già stata varata dal Consiglio dei ministri, potrebbe vedere la luce in un apposito provvedimento. Tanto più che si attende effettiva contezza di quelle che saranno le risorse che entreranno nelle casse dello Stato a seguito della proroga del concordato preventivo. Interventi fiscali a parte, sul tavolo restano comunque diversi dossier da affrontare, alcuni dei quali particolarmente delicati per la stessa maggioranza che non sempre è apparsa perfettamente allineata sulle varie pratiche che è stata chiamata ad affrontare. Sul fronte Rai, per esempio, bisognerà affrontare sia la questione della presidenza di viale Mazzini che quella del canone, con la Lega che si propone di ottenere una riduzione della tassa e, contestualmente, di innalzare i getti pubblicitari del servizio radiotelevisivo pubblico. La misura, sulla quale il governo è già andato sotto al Senato durante l’esame del decreto Fiscale, è fortemente avversata da Forza Italia che si è ritrovata addirittura a votare con le opposizioni contro la proroga del taglio del canone da 90 a 70 euro.
Altra questione di massima rilevanza è poi quella relativa alle politiche migratorie e, in particolare, all’effettiva attuazione del protocollo siglato tra l’Italia e l’Albania per la delocalizzazione dei centri per il rimpatrio degli immigrati irregolari. Pratica questa che vede, invece, gli alleati di governo procedere assolutamente compatti, anche e soprattutto a seguito dei provvedimenti con i quali la magistratura ha di fatto vanificato l’azione del governo, facendo sì che gli irregolari che avevano già lasciato l’Italia vi facessero ritorno. La situazione di stallo che si è venuta a creare ha acuito lo scontro tra i partiti di maggioranza e la magistratura, oltretutto in una fase già incandescente perché a ridosso della sentenza del processo Open Arms a carico di Matteo Salvini. E a proposito del rapporto tra politica e magistratura, all’indomani dell’assoluzione, il leader della Lega è tornato alla carica con la separazione delle carriere contenuta nella riforma della giustizia. Un provvedimento che sarà di assoluta centralità nell’agenda politica del 2025, con il testo della riforma del ministro della Giustizia Carlo Nordio già all’esame dell’Aula. Di certo, la volontà della maggioranza è quella di andare avanti speditamente, ma i quattro passaggi parlamentari di cui necessita la riforma costituzionale e l’eventuale referendum che seguirà alla sua approvazione dilateranno certamente i tempi. Oltretutto, l’ostilità della magistratura e la contrarietà dell’opposizione non renderanno facile il lavoro del governo. A ben vedere, infatti, il percorso della riforma della giustizia ha già subito un rallentamento rispetto alle tempistiche che erano state inizialmente immaginate. L’esame sarebbe dovuto essere concomitante a quello della legge di Bilancio, ma il dilatarsi dei tempi necessari al licenziamento della manovra, a causa del sorgere di diversi problemi che hanno reso necessario più di un aggiustamento e, soprattutto, lo slittamento dell’invio del testo al Senato per l’approvazione definitiva, hanno fatto sì che il percorso della riforma non andasse oltre l’avvio della discussione generale.
Il nuovo anno si aprirà quindi con importanti questioni da affrontare e con diversi provvedimenti particolarmente delicati in agenda. E non è escluso che la maggioranza sarà chiamata a ulteriori prove sulla tenuta del governo.


Torna alle notizie in home