Lagarde scopre che la ripresa non c’è, dà l’ok al matrimonio Unicredit-Commerz e punta ai risparmi dei cittadini Ue
CHRISTINE LAGARDE BCE
Si cresce poco, la tanto attesa ripresa tarda ad arrivare ma, in compenso, l’inflazione sta calando e “a ottobre ne terremo conto”: parola di Christine Lagarde. Che, intanto, in nome dell’unione bancaria dà, sostanzialmente, l’ok a un’eventuale fusione tra Unicredit e Commerzbank. La governatrice della Bce è intervenuta, oggi, in audizione alla Commissione Affari economici del parlamento europeo. Lo scenario tratteggiato da Lagarde è al limite dell’horror. Nonostante il tentativo di utilizzare parole più o meno forbite e rassicuranti, il nocciolo del discorso rimane allarmante per il futuro dell’economia nell’area Ue: “La crescita è ripartita all’inizio del 2024 grazie a esportazioni e consumi pubblici mentre la domanda interna è rimasta debole, la ripresa sta affrontando venti contrari”. Innescati, in (buona) parte anche da una politica monetaria rigidissima che ha inibito, appunto, i consumi interni e la fiducia delle famiglie: “Ci aspettiamo che la ripresa si rafforzi nel tempo, poiché l’aumento dei redditi reali dovrebbe consentire alle famiglie di consumare di più”, ha detto Lagarde che ha aggiunto: “il mercato del lavoro rimane resiliente, con un tasso di disoccupazione pari al 6,4% a luglio, sostanzialmente invariato rispetto all’anno scorso e secondo lo staff della Bce, si prevede che il tasso di disoccupazione rimarrà intorno al suo attuale basso livello”. Tanto rigore, almeno, qualche risultato sul fronte dell’inflazione pare che l’ha portato: “Per quanto riguarda l’andamento dei prezzi – ha ricordato la governatrice – la disinflazione ha accelerato negli ultimi due mesi. L’inflazione headline è scesa al 2,2% ad agosto 2024 e si prevede che scenderà ulteriormente a settembre, principalmente a causa del calo dei costi energetici. L’inflazione di fondo, escludendo energia e cibo, è scesa al 2,8% ad agosto, guidata da un calo dell’inflazione dei beni che ha superato un aumento dell’inflazione dei servizi”. Ma c’è già chi parla di deflazione e questo non sarebbe chissà che bene per la vecchia Unione. Anzi.
Che deve fare i conti col fatto di essere rimasta indietro. Lagarde ci è arrivata: “Il mondo sta cambiando rapidamente e l’Europa sta restando indietro. La diagnosi e il rimedio sono chiari: l’UE deve affrontare unita le sue sfide strutturali per aumentare la sua competitività”. Poi un messaggio, nemmeno troppo velato, a Berlino e al suo ritrovato protezionismo in materia di banche: “Far progredire l’unione dei mercati dei capitali – ha ricordato – è una parte importante di questo programma, ma non l’unica. Saranno necessari anche sforzi significativi per aumentare la resilienza economica dell’Europa e decarbonizzare l’economia. Ciò richiederà investimenti sostanziali nei prossimi anni, che devono provenire sia da fonti private che pubbliche”. La vicenda Unicredit-Commerzbank potrebbe innescare un cambio di paradigma nell’Ue. Di cui l’Europa ha disperatamente bisogno per non trasformarsi in un orpello kitsch e nostalgico di un mondo che corre. Ma, chiaramente, non è solo una questione di alta finanza o di interessi ai più eccelsi livelli: “Il Consiglio direttivo della Bce ha esposto in proposito le sue priorità in una dichiarazione di marzo e ha evidenziato tre aree chiave in cui è essenziale andare avanti. Innanzitutto, dobbiamo migliorare il modo in cui risparmiamo in Europa. Nel 2022, i risparmi delle famiglie europee hanno superato i 1100 miliardi di euro. Tuttavia, circa un terzo di questi risparmi è detenuto in depositi, una quota significativamente più alta che negli Stati Uniti”. Che vuol fare Lagarde? Semplice, usare i risparmi dei cittadini europei per innescare riforme e processi di innovazione che rilancino la competitività europea: “Mobilitare anche una piccola parte di questi fondi e investirli nei mercati dei capitali europei potrebbe contribuire notevolmente agli oltre 700 miliardi di euro necessari ogni anno per raggiungere i principali obiettivi strategici dell’UE. Ciò – ha suggerito la presidente della Bce Lagarde sognando la ripresa che non c’è – probabilmente fornirà anche migliori rendimenti a lungo termine per i nostri cittadini, migliorando al contempo l’accesso delle aziende europee al finanziamento azionario”.
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