Giancarlo GIORGETTI (Minister for Economic Affairs and Finance, Italy), Christian LINDNER (Federal Minister for Finance, Germany)
Il Piano d’azione siglato tra Italia e Germania potrebbe aver dato la spinta giusta alla trattativa per il nuovo Patto di Stabilità. È nei dettagli che si annidano le cose più interessanti. E se Giorgia Meloni, l’altra sera, ha sottolineato che l’Italia non chiede lassismo ma pretende di poter proteggere gli investimenti fatti nella transizione green e nella difesa, il ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti fa uno scatto in avanti e parla di un nuovo impianto di regole che “dovrebbe garantire gli investimenti nelle aree strategiche dell’Ue”.
Intendiamoci, Giorgetti è un politico. Ma non è di quelli inclini a straparlare. Anzi. Le sue frasi e le sue reazioni sono improntate, da sempre, alla cautela. Un’attenzione e una prudenza che talora, avversari interni e compagni di cordata, gli rimproverano. Ma dopo la firma dell’accordo italo-tedesco, Giorgetti ha pronunciato frasi che sembrano indirizzare verso una risoluzione, più che positiva, dell’impasse sul nuovo Patto di Stabilità. “Le nuove regole fiscali dovrebbero prevedere una riduzione graduale, realistica e sostenibile del debito e del deficit, evitando la prociclicità”, ha spiegato il titolare del Def secondo cui “la transizione dalle regole esistenti a quelle nuove dovrebbe tenere in considerazione gli investimenti già pianificati”.
Ma non basta, perché Giancarlo Giorgetti si sbottona e annuncia: “Il nuovo quadro dovrebbe garantire che gli investimenti nelle aree strategiche dell’Unione europea, come le transizioni verde e digitale e la difesa, siano adeguatamente sostenuti”. Quindi ha ribadito che è “essenziale un’adeguata calibrazione dei parametri chiave del nuovo quadro” e ha spiegato che “la titolarità nazionale dovrebbe rimanere una caratteristica fondamentale del nuovo quadro garantendo al tempo stesso una supervisione multilaterale, anche attraverso parametri di riferimento e salvaguardie numerici”. Insomma, se non ci siamo manca poco. E, cosa non meno importante, con l’accordo tra Italia e Germania e le trattative riaperte per il Patto di Stabilità pare che la dicotomia tra falchi e colombe sia superata e che, finalmente, una base d’accordo sia stata trovata. Ed è per questo che Giorgetti ci tiene a ringraziare, a nome del governo italiano, “la presidenza spagnola” dell’Ecofin “per gli sforzi volti a presentare entro la fine dell’anno un compromesso”. Certo, è vero che le elezioni incombono per tutti. E che ciascuno, in queste settimane, è pronto ad arroccarsi sulle sue posizioni per confermare il proprio impegno agli elettori. Ma senza un nuovo Patto di Stabilità, tornerebbe in vigore quello vecchio. Una gabbia d’acciaio per tutti. Germania compresa. Che sia una priorità ben precisa, ne è consapevole anche il vicepremier Antonio Tajani che, a margine di un evento Coldiretti, ha tuonato: “Ci sono spese che non sono frutto di una scelta di aumento del debito pubblico da parte del governo ma sono frutto di scelte esterne: la green economy è una scelta europea, la guerra in Ucraina non è una scelta dell’esecutivo. Se c’è un impegno universale ad aiutare l’Ucraina, se c’è un impegno per arrivare ad un’economia più verde, io credo che per esempio questi due settori debbano essere scorporati dal calcolo del rapporto deficit/Pil”. Dopo aver riferito di aver avuto, su questo, un confronto col governo tedesco, Tajani ha sottolineato che “tutti gli aspetti macroeconomici devono essere affrontati insieme, il Mes, l’unione bancaria e l’armonizzazione fiscale. Tutta la politica macroeconomica è parte di un comune disegno che dovrebbe essere finalizzato al sostegno della microeconomia, cioè l’economia reale, industria e agricoltura”. Pertanto, l’ex presidente del parlamento europeo scrive la scaletta: “Partiamo dal Patto di Stabilità, poi affrontiamo il Mes, poi l’Unione bancaria, poi l’armonizzazione fiscale perché non possono esserci paradisi fiscali in Europa e non può essere lasciata l’unione bancaria a metà”. L’invito di Tajani ai partner europei: “Affrontiamo il pacchetto nel proprio insieme. Prima risolviamo il Patto di stabilità poi una per volta le altre cose, compreso il Mes”.