La verità dirottata: Ustica. Il caso emblematico del depistaggio
La verità dirottata – Ustica è il caso emblematico del depistaggio: quando la verità non piace si raccontano bugie anche dopo decenni. Il ruolo dei media italiani, che continuano a nascondere verità processuali consolidate e documenti desecretati
di CARLO GIOVANARDI
Sono democratico cristiano da sempre, in quella terribile estate del 1980 Consigliere Regionale di quel partito eletto a Modena, scampato per caso alla strage del 2 agosto in Stazione a Bologna, soltanto perché quel mattino era sabato, primo giorno di ferie del Consiglio Regionale. Erano gli anni degli “opposti estremismi” in cui il terrorismo di sinistra uccideva in maniera selettiva magistrati, giornalisti, uomini in divisa, politici (ricordo per tutti Aldo Moro) e quello di destra seminava il panico con stragi a caso di cittadini, uomini, donne o bambini che fossero. I casi della vita mi hanno portato, tanti anni dopo, a riferire in Aula al Parlamento, a nome del Governo Italiano, la ricostruzione di uno di quegli episodi, l’esplosione del DC 9 Itavia ad Ustica il 27 Giugno 1980, spiegando dettagliatamente che la suprema Corte di Cassazione aveva assolto con formula piena i Generali dell’Aeronautica da ogni accusa nei loro confronti, bollato come da fantascienza o degna della trama di un romanzo giallo la tesi della fantomatica battaglia aerea e del missile mentre nello stesso processo undici dei più famosi periti internazionali avevano accertato con certezza assoluta nel processo che l’esplosione di una bomba nella toilette di bordo aveva provocato l’abbattimento dell’ Aereo.
Qualche anno dopo, come membro della Commissione di inchiesta sulla morte di Aldo Moro ho potuto consultare ed annotare il carteggio classificato Segretissimo nel periodo intercorrente tra il sequestro dei missili terra aria ad Ortona nell’ ottobre del 1979 e il mattino del 27 giugno. In quelle carte sono contenute le relazioni del Colonnello Stefano Giovannone da Beirut, indirizzate al Governo italiano, sul crescendo di minacce dei Palestinesi per la mancata liberazione del referente a Bologna del Fronte per la liberazione della Palestina Abu Saleh, incarcerato e sotto processo per quel trasporto, avvertendo il 27 mattina che eravamo nella imminenza di una rappresaglia. Riassumo ancora una volta questi elementi perché’ a Bologna, durante le celebrazioni del 2 agosto, l’ex Parlamentare PD Paolo Bolognesi, Presidente della Associazione delle vittime, mi ha attaccato pubblicamente in piazza negando per l’ennesima volta che in quelle carte, gran parte delle quali sono state nel frattempo depositate all’Archivio di stato e quindi rese pubbliche, ci sia nulla che possa far pensare ad una responsabilità palestinese per quell’attentato. Per smentire quanto affermato da Bolognesi trascrivo integralmente per esempio i messaggi di Giovannone da Beirut del 14 aprile e del 12 maggio 1980, che contengono elementi fondamentali per indagare su chi ha collocato la bomba sul DC9 Itavia: 14 aprile 1980: “FPLP notifica che gli elementi moderati della organizzazione sono riusciti sino ad ora a bloccare ogni operazione a carattere intimidatorio nei confronti dell’ Italia, voluta dai membri del Politburo, si trovano attualmente pressati ed in grande difficoltà di fronte all’atteggiamento minaccioso degli elementi estremisti dell’FPLP.
Inutile rivolgersi all’ OLP perché non “sarebbe in grado di prevenire l’effettuazione di una operazione terroristica che sarebbe probabilmente affidata ad elementi estranee alla FPLP e coperti da una etichetta sconosciuta. A tale riguardo si ritiene significativa la recente presenza a Beirut, negli ambienti dell’FPLP di Carlos e si ritiene possibile che l’eventuale operazione in Italia sia avocata dagli stessi ‘autonomi’ e comunque da elementi non palestinesi e probabilmente europei, allo scopo di non provocare difficoltà all’ azione politico diplomatica in corso da parte palestinese per il riconoscimento dell’OLP e per l’auspicato invito ad Arafat”. 12 maggio 1980: il 16 maggio scade l’ultimatum quale termine ultimo per la risposta da parte delle Autorità italiane alla richiesta del Fronte. In caso di risposta negativa, la maggioranza della dirigenza e la base dell’FPLP intende riprendere dopo sette anni (strage di Fiumicino ndr) la propria libertà di azione nei confronti dell’Italia, dei suoi cittadini e dei suoi interessi con operazioni che potrebbero coinvolgere anche innocenti. L’interlocutore ha lasciato capire che il ricorso all’azione violenta sarebbe la conseguenza di ispirazione della Libia, diventata principale sponsor della FPLP ha affermato che nessuna operazione avrà luogo prima della fine di maggio e probabilmente senza che vengano date specifiche comunicazioni”.
Davanti a tutti questi elementi non soltanto il signor Bolognesi ma anche l’altra ex deputata PD Daria Bonfietti continua a depistare sostenendo tesi surreali come quella, ripetuta anche recentemente, che la verità su Ustica sta nella ordinanza- sentenza emessa nella fase istruttoria del processo su Ustica dal giudice Rosario Priore. Ora, come abbiamo spiegato più volte alla Signora, l’ordinanza sentenza è l’atto con il quale il Giudice Istruttore, nel vecchio rito, proscioglieva con ordinanza alcuni indagati e rinviava a giudizio altri, che nel caso dei Generali sono poi stati pienamente assolti. Insomma, è come se la Signora Bonfietti sostenesse che Enzo Tortora è stato uno spacciatore di droga perché venne rinviato a giudizio omettendo di dire che Tortora è stato poi assolto con formula piena da quella infamante accusa. Ma quello che è più grave è che, salvo poche eccezioni, i media italiani continuano a dare credito a incredibili fandonie e non informano gli utenti sul contenuto di carte decisive come quelle che finalmente, dopo decenni di copertura con il Segreto di Stato, sono state rese pubbliche e consultabili all’ Archivio di Stato. Sabato 4 agosto ad esempio 7 del Corriere della Sera ha riproposto un articolo di Andrea Purgatori, addirittura del 1984, che naturalmente nulla poteva dire sui successivi ed esaustivi sviluppi tecnici e giudiziari. Addirittura, La 7 ha rimandato in onda nel mese di giugno il Film il Muro di Gomma, sceneggiato dallo stesso Purgatori, rifiutandosi di specificare che le accuse ai Generali e la ricostruzione dell’esplosione del DC 9 erano di pura fantasia.
Eppure, lo stesso Purgatori, come è documentato, querelato per diffamazione dai Generali, se la cavò al processo dichiarando che il contenuto del film era una rappresentazione artistica, di fantasia e che non aveva alcuna attinenza con fatti realmente accaduti. Insomma, il problema in Italia non è soltanto quello che a Bologna in piazza si insultano coloro che non si bevono le bugie e non abboccano ai depistaggi, ma che nel contempo si nascondono i fatti accertati giudizialmente quando non sono in sintonia con pregiudizi ideologici. Ripropongo allora ancora una volta le stesse domande: perché quelli che considerano sacrilegio contestare le condanne dei neofascisti per la strage della Stazione non accettano viceversa le conclusioni del processo penale su Ustica, perché un giornalismo cialtrone continua a nascondere agli italiani altre verità processuali consolidate e documenti finalmente desecretati? Non c’è stata nessuna battaglia aerea, non ci sono stati Generali traditori, una bomba ha fatto esplode il DC9 Itavia, c’è una seria ipotesi di pista palestinese da approfondire, visto che l’indagine penale è ancora in corso: tutto il resto in buona o cattiva fede è il vero depistaggio.
Torna alle notizie in home