Attualità

La terza vita di Matteo

di Adolfo Spezzaferro -

PIERO SANSONETTI GIORNALISTA MATTEO RENZI POLITICO


Matteo Renzi spariglia ancora e stavolta è riuscito – motivo di vanto, come ci ha tenuto a sottolineare – a tenere segreta una notizia di quelle grosse: è il nuovo direttore de Il Riformista. Ieri alla conferenza stampa del passaggio del testimone con Piero Sansonetti, che andrà a dirigere L’Unità – resuscitata per l’ennesima volta, proprio grazie all’editore del Riformista, Alfredo Romeo – il leader di Iv ha fatto la parte del leone. L’auspicio per noi, in proposito, è che la storica testata di riferimento della sinistra, fondata da Antonio Gramsci nel 1924, non fallisca ancora. E l’ultima volta c’entrava proprio Renzi.
Altro che passo indietro, dunque. Renzi “il maratoneta” prova un altro colpo: nella nuova veste di direttore di quotidiano potrà incidere ancor di più sulle grandi manovre per il terzo polo, per quel partito unico che prima ancora di nascere ha già il suo giornale. Schieratissimo.
Ogni volta che viene dato per spacciato – un po’ come Salvini, con i dovuti distinguo, visti i voti della Lega rispetto ai quelli di Italia viva – Renzi gioca una nuova partita. E’ dal 2016 che viene dato per finito. E ora, dopo la figura barbina del terzo polo alle regionali in Friuli Venezia Giulia, dopo che Renzi ha affidato il progetto del partito unico è (almeno per ora) al “socio” Calenda, ecco svelati i nuovi piani del senatore di Firenze. Tra un discorso super pagato in qualche terra d’Arabia e una crisi di governo, Renzi stava preparando il nuovo piano: direttore del Riformista per un anno. In mano all’ex rottamatore è un sacco di tempo, per fare notizia (e – speriamo – dare notizie).
Un quotidiano diretto da un politico con una visione, così come ce l’ha Renzi, in questa fase arricchirà il dibattito e scatenerà polemiche. Ovviamente farà anche lobbing e indirizzerà i riformisti terzopolisti. L’immagine plastica dell’operazione di Romeo è la conferenza alla Sala stampa estera. Da una parte Sansonetti, “vecchio estremista di sinistra”, come si definisce, ma liberale e garantista, che darà voce – dice – a una sinistra che in Italia di spazi nei giornali non ne ha (e Repubblica?). Dall’altra, c’è Renzi, che non sarà direttore responsabile – non è un giornalista professionista – ma di certo, dal 3 maggio, porterà in edicola un giornale a sua immagine e somiglianza.
“Capisco che per qualcuno faccia un po’ sorridere o magari anche preoccupare la scelta di individuare il mio nome come nome per la direzione. Io ho una passione vera per tutto ciò che a vedere con il rapporto tra verità e viralità in questo momento. Lo dico ad alcuni amici e colleghi che erano presenti nella notte, per me abbastanza difficile, del 4 dicembre 2016 quando a Palazzo Chigi ho rassegnato le dimissioni. In quella notte, dopo la sconfitta referendaria, io abbastanza commosso dissi pochissime parole. L’unico concetto che cercai di affermare è stato: attenzione, che stiamo entrando nel tempo della post-verità”. Ecco, dunque, la dichiarazione d’intenti del Renzi direttore: ottenere autorevolezza con il modo in cui sarà trattata la verità dei fatti. Poi, ovvio che il giornale si rivolgerà a chi si riconosce o vorrà riconoscersi nel terzo polo. Ossia un centrosinistra equidistante dal sovranismo e dalla “sinistra radicale” (parole di Renzi) del Pd di Elly Schlein e del M5S di Giuseppe Conte.
E ora Renzi ha un’arma in più: i suoi lettori saranno di più degli elettori di Iv, d’altronde i lettori del Fatto sono molti di più degli elettori dei 5 Stelle. A chi gli chiede se lascerà la politica, risponde con Mike Bongiorno: “Raddoppio. Continuerò a fare il parlamentare dell’opposizione e interverrò in Aula”. Tra una battuta e l’altra – “Non diremo il nome di un autorevole parlamentare del Pd che aveva suggerito il mio nome a Sansonetti. Figurati se voglio rovinare la carriera a Gianni Cuperlo” – l’ex premier si fregia del precedente di Sergio Mattarella parlamentare e direttore del Popolo e ci tiene a precisare che la prima ad esser stata avvisata del nuovo incarico è la premier Giorgia Meloni.

Il Riformista di Renzi “tornerà alla sua vocazione originale liberal-democratica, garantista e pluralista, rappresentando tutte le idee costruttive che vanno dalla sinistra più moderata di ispirazione socialista e democratica alle tradizioni popolari e quelle liberali, con uno sguardo fortemente rivolto al futuro del mondo”, dice l’editore Romeo, coimputato con Renzi senior nel processo Consip. “Geniale”, afferma convinto Sansonetti, che Renzi abbia accettato. “Piero, stai sereno”…

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