La storia d’Italia dietro gli incontri tra Presidente e Papa
Il rapporto tra capi di Stato, gli scambi di doni, sono cose che avvengono normalmente, come accade, finanche, fin dal 1946, tra il Presidente della Repubblica Italiana ed il Papa. Ovviamente, nel corso del tempo, è avvenuto, giocoforza, qualche mutamento nel cerimoniale ufficiale. Tali argomenti, che sembrano distanti per i cittadini, riservati, quindi, solo agli addetti ai lavori, disvelano, invece, tutto l’afflato che il popolo riserva nei confronti dei suoi rappresentanti. Infatti, Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha fatto gli auguri, lo scorso 23 aprile, per il suo onomastico, al Santo Padre, che come noto si chiama, come nome di battesimo, proprio Jorge, scrivendo tale messaggio: “Come Ella ha recentemente dichiarato, ‘nessuno deve minacciare l’esistenza altrui’. Perfino tale regola fondamentale – questo ‘livello minimo’ di convivenza umana – è posta in discussione nel drammatico contesto di una congiuntura internazionale e, in particolare, mediorientale segnata da violenze, contrasti, pulsioni di rivalsa. Suonano pertanto opportuni e pressanti i Suoi appelli alla salvaguardia degli imprescindibili vincoli di fratellanza, appelli che non cessano di interrogare le coscienze di milioni di donne e uomini di ogni continente e che costituiscono per credenti e non credenti semi fecondi di giustizia e di pace”. “i più fervidi e sinceri auguri del popolo italiano e miei personali, unitamente ad affettuosi auspici di salute e benessere per la Sua persona”. E conclude: “Nella ricorrenza della festa di san Giorgio, Le rinnovo, Santo Padre, le espressioni della vicinanza del popolo italiano e della mia massima considerazione per la Sua alta missione apostolica”.
Ricordiamo che il nome Giorgio deriva dal greco e significa “agricoltore”. Secondo la tradizione, o meglio la leggenda, Giorgio era un nobile cavaliere cristiano originario della Cappadocia (Turchia) nato nel 280 a.C. che raggiunse un giorno il regno di Silene, in Cirenaica, terra infestata da un temibile drago. Il soldato, in sella al suo cavallo, riuscì a salvare la figlia del re. Per tale impresa non volle una ricompensa in denaro, ma chiese che il popolo si convertisse attraverso il battesimo. Egli donò tutto ai poveri per seguire il Cristo e per questo fu decapitato.
Ritornando al rapporto tra il Capo dello Stato e il Sommo Pontefice in questi anni è stato sempre molto cordiale e di reciproca stima. Come non ricordare in passato, nei precedenti rapporti, quel consiglio – “Non si strapazzi” – che diede la moglie del presidente Carlo Azeglio Ciampi, la signora Franca, a Papa Giovanni Paolo II: ovviamente il Papa polacco, in quella occasione, rimase un po’ perplesso, per la non eccessiva padronanza della lingua italiana. Da tali aneddoti trapelano, quindi, i rapporti umani e le varie personalità che si celavano dietro questi grandi personaggi, ed i relativi ruoli istituzionali di così alto profilo. Infatti, molto spesso, i Papi hanno avuto un rapporto speciale con i Presidenti della Repubblica, anche non democristiani: Saragat, infatti, era dichiaratamente non credente, ma in sintonia con Papa Roncalli, oggi San Giovanni XIII; Ciampi, invece, lo era altrettanto con il Papa San Giovanni Paolo II. Mentre sembrerebbe che, ad esempio, tra Cossiga e Oscar Luigi Scalfaro, pur essendo entrambi molto devoti, ebbero a volte delle distanze con Papa Wojtyla… Il primo, purtroppo, a causa della guerra del Golfo e il secondo, sembrerebbe, per una presunta intromissione del Papa sulla data delle elezioni di quel periodo. In conclusione, vi è l’importanza dei rapporti diplomatici tra le due realtà che sono sicuramente, ancora oggi, comunque saldi e bilanciati. Quindi la nostra Repubblica è in continuo dialogo con la Santa Sede, affinchè quel giusto equilibrio da dover mantenere tra la nostra tradizione cattolica e la nostra laicità in quanto Stato possa essere garantito. Perché, come affermava Alcide De Gasperi: “Un politico guarda alla prossima elezione, uno statista guarda alla prossima generazione”.
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