Attualità

La solidarietà è ormai un business non più gestibile

di Francesca Chaouqui -


Era partita con tanta umanità l’accoglienza al popolo del mare che raggiungeva le nostre coste in cerca di un futuro migliore, si era attivata una macchina della solidarietà senza precedenti, pure il Santo Padre ha mobilitato l’intera comunità cristiana ad aprire le porte anche dei conventi per accogliere il fratello in difficoltà. Sono trascorsi quasi dieci anni ma il flusso migratorio non sembra arrestarsi e la solidarietà ha assunto altre forme. La politica ha fallito, le istituzioni hanno sottovalutato il fenomeno tappezzando con mezzi non risolutivi le varie emergenze che in questi anni si sono succedute. L’Ue ha mostrato la sua fragilità in materia di attenzione alla persona, non serve un’Europa che si occupa solo della gestione economica dei paesi membri, non serve una legislazione non condivisa ma imposta, non serve chiudere gli occhi per non vedere quanto sta accadendo.

Si accendono i riflettori ad ogni emergenza e si spengono dopo qualche ora, lasciando a gestire il vuoto e il caos a chi ogni giorno è impegnato personalmente sul fronte e prova a farsi prossimo abbracciando le storie di uomini donne e bambini reali, in carne ed ossa, non numeri. Di certo ognuno ha le sue ragioni ma si ha difficoltà a comprendere chi nega possibili aiuti, chi chiude le porte al fratello che bussa chiedendo condivisione. Nel tempo abbiamo imparato a conoscere il popolo africano che da una parte all’altra del pianeta migra da tempo immemore; abbiamo incontrato un pensiero diverso dal nostro, uno stile di vita diverso dal nostro, una cultura diversa dalla nostra ma non per questo peggiore della nostra. È un popolo che conosce solo sofferenza e agisce aggrappandosi alla vita con i denti per cui spesso esplodono le risse perché è il loro modo di comunicare al mondo che esistono e il mondo si accorge di loro solo quando creano disordine. I numeri degli uomini provenienti dal mare ormai sono solo record che si susseguono giorno per giorno, l’accoglienza invece ha perso da un po’ i suoi numeri sia in contributi economici sia in persone coinvolte, sia in qualità dell’accoglienza.

La solidarietà è ormai un business non più gestibile

La solidarietà si è trasformata in un business non più gestibile; il nobile sentimento delle persone di buona volontà non basta a far fronte ad un’emergenza così grande e si continua a seppellire morti senza distinzione di età, ad accumulare vite in centri di accoglienza e Sai, stazioni ferroviarie e luoghi degradati delle grandi città senza un disegno, un progetto, un aiuto concreto all’integrazione. Lampedusa dall’isola più grande delle Pelagie, dalle bellissime spiagge per i turisti di tutto il mondo, è divenuta la sede dell’accoglienza, della solidarietà, ma proprio la bontà dei suoi abitanti rischia di pagare un prezzo altissimo che non merita.

Purtroppo dopo quasi settant’anni la Germania conferma il suo nazionalismo sopra ogni cosa; dalla Francia si poteva sperare un’apertura diversa visto che la gran parte dei migranti parte dai paesi francofoni ancora legati alla Francia culturalmente ed economicamente. Nelle dichiarazioni di questi giorni dall’Europa e dai capi di governo non c’è alcuna novità, si continuerà a sbarcare il lunario a far finta di provare compassione e a promettere aiuti che arriveranno chissà quando e in minima parte e soprattutto a chi magari più accreditato ma meno coinvolto. Si continuerà ad accendere i riflettori ogni qualvolta non avremo altri argomenti più importanti e a spegnerli per non turbare chi ormai non ha più voglia di sentire queste notizie che di nuovo non hanno nulla se non i nomi delle persone coinvolte ma mai citati.

La solidarietà muore nelle istituzioni, gli uomini di buona volontà continueranno a dare il loro silenzioso contributo e la storia racconterà della migrazione del XXI secolo la verità di chi avrà il potere di divulgarla.


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