Itinerari d'identità

La Sibaritide e il suo glorioso passato

di Angela Arena -


Affacciata sul versante ionico della Calabria, al confine tra il massiccio del Pollino e quello della Sila, si estende la Sibaritide, la pianura più vasta della regione che deve la sua toponomastica all’omonima città magno greca di Sibari. Insieme ai limitrofi comuni di Corigliano Rossano, Castrovillari, Cassano allo Ionio, Trebisacce, Villapiana, Terranova da Sibari e Cerchiara di Calabria, questo lembo di terra vanta, una storia millenaria che comincia molto tempo prima della fondazione della stessa Sibari. Nell’età del ferro sulle sue coste sbarcarono, infatti, non solo navi provenienti dalla vicina Grecia, ma anche dal più lontano oriente accogliendo in questo periodo il popolo degli Enotri.

Proprio dal nome di un loro re ‘Italo’, che prende il nome la nostra Penisola. Intorno al 730-720 a.C. quest’arcaica civiltà fu però letteralmente spazzata via dai coloni greci giunti dall’Acaia che, sfruttando la vasta e feconda terra, accumularono le sue grandi ricchezze, rendendo la Piana un centro all’avanguardia. Dal punto di vista politico, i coloni misero in atto numerosi sgravi fiscali e doganali per particolari tipi di allevamenti ed estesero la cittadinanza ad altri abitanti dell’Italia aumentando la popolazione che, secondo Diodoro Siculo, si stima abbia raggiunto all’epoca le 300.000 unità mentre, secondo Strabone, occupava un circuito di circa 50 stadi (quasi 10 chilometri quadrati).

Nell’arco di un secolo, questo territorio divenne uno snodo strategico importantissimo della Magna Grecia, con il controllo dei traffici commerciali tra Grecia ed Etruria: risalendo la via istmica della Piana fino a Campo Tenese, Sybaris raggiungeva il Tirreno alla foce del fiume Lao dove i flussi proseguivano per la colonia di Poseidonia, odierna Paestum e per i porti dell’Etruria. L’influenza di tale benessere economico si riversò anche sul tenore di vita degli stessi sibariti i cui costumi erano contraddistinti da un lusso sfrenato, fatto di ozi e sfarzosi banchetti, tanto che sibarita divenne sinonimo di ‘gaudente’.

Tracce di questo glorioso passato sono attualmente visibili presso il Parco archeologico di Sibari, dove è possibile ammirare i suggestivi resti del teatro di epoca. Il Museo archeologico nazionale della Sibaritide invece, conserva tutti i manufatti e gli oggetti ritrovati durante gli scavi a Sibari e nelle località limitrofe. È presente una collezione che copre un arco temporale che va dall’età del bronzo e arriva fino alla tarda età romana consentendo di scoprire la storia e la vita quotidiana degli abitanti delle città sorte in questa area, grazie a una ricchissima raccolta di reperti provenienti dalle necropoli di Sibari.


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