Ambiente

Incentivi al biogas, ma è già guerra aziende-comitati. Il caso Sorgenia in Puglia scatena la protesta mentre la politica tace

di Angelo Vitale -


Le associazioni Via Francigena Appia Traiana Terlizzi, Puliamo Terlizzi e il circolo locale di Legambiente, il Comune di Terlizzi e una manciata di altri amministratori locali. Questo, lo scenario in Puglia di una rivolta contro la centrale biogas di Sorgenia che la Regione ha già autorizzato. Quella che si definisce regina delle energie rinnovabili e dell’innovazione tecnologica al servizio della transizione ecologica e di quella energetica, guidata dal governatore Michele Emiliano che fa ripetutamente vanto dei risultati fin qui raggiunti.

Cosa è successo a Terlizzi? Quello che oggi accade lì e ieri e forse domani un po’ ovunque: che qualcosa è andato storto. Civiche le appartenenze della gran parte degli amministratori che appoggiano questa battaglia della quale non è proprio facilissimo ricostruire dettagli e puntualizzazioni di ciascuno. Sorgenia – la company ha da 2 mesi cambiato i suoi vertici: ha per presidente l’ambasciatore Ettore Francesco Sequi e ad Michele De Censi, precedentemente al vertice di 2i Rete Gas – non intende per ora parlare con L’identità.

Cosa nascerà in contrada Monte Serino a Terlizzi? Sorgenia scrive sul web che sarà “un impianto a biogas, alimentato con sansa, sottoprodotti ortofrutticoli e pollina – lo sterco degli allevamenti, ndr-. Produrrà “biometano avanzato liquefatto, il biognl. Trarrà valore dalla CO2 che negli impianti tradizionali viene rilasciata in atmosfera: sarà trasformata in CO2 liquida, riutilizzabile per uso agricolo o industriale. La parte solida e liquida dei sottoprodotti agricoli sarà trasformata in digestato, ottimo ammendante naturale”. Ne saranno prodotte “tremila tonnellate. E più di 5.600 tonnellate di CO2 liquida, riutilizzata per usi agricoli e industriali: nelle serre per la fotosintesi delle piante o refrigerante per le imprese. E produrremo 70mila tonnellate di digestato, per concimare in modo naturale 800mila ulivi su una superficie di 2mila ettari di terreno agricolo”. L’impianto sarà alimentato prevalentemente da sansa vergine di olive (circa 73.500 tonnellate), da pollina (7mila tonnellate) e da sottoprodotti della raccolta e lavorazione dell’ortofrutta (8.500 tonnellate).

Un progetto subito contestato con la “Marcia per Traiana” del febbraio 2022 e ora affrontato anche con la carta bollata, con un esposto in Procura. Le voci degli ammministratori che abbiamo sentito sono diversificate. Antonio Mazzone, assessore di Ruvo, non si dice contrario all’innovazione che l’impianto punta ad assicurare all’agroalimentare locale ma stigmatizza “la prossimità dell’impianto alla Via Francigena, una risorsa per il futuro del turismo” nonché “l’assenza di un progetto partecipato con la comunità locale”. Sulla stessa linea il suo collega di Terlizzi, Michelangelo De Palma, che insiste sull’errore della localizzazione e su un dialogo mai avviato. Netta la sindaca di Bitetto, Fiorenza Pascazio (anche presidente Anci Puglia), “contraria a una tecnologia climalterante, qui e a Bitetto ove c’è una proposta simile. Non serve alle nostre filiere, non ci fidiamo di chi non risponde alle mie richieste di chiarimento”. Sullo sfondo, l’assenza della politica che non sviluppa una pianificazione equilibrata degli impianti. Ciò che segnala anche la presidente di Legambiente Campania, Mariateresa Imparato. Da noi sentita perché Sorgenia è pronta a produrre nel Casertano, a Baia e Latina, biogas dai reflui zootecnici. Con il favore di imprese, sindaco, Legambiente e L’Altritalia Ambiente.


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