Attualità

La rinascita del clan dei Casalesi: manette per un nuovo boss e per altri 13 affiliati

di Angelo Vitale -


Clan dei Casalesi, dopo l’indebolimento a partire dal decennio scorso con la cattura dei suoi più potenti boss di questa organizzazione storica della camorra con forti influenze su gran parte del Casertano, era avvenuta una sorta di trasformazione che, innanzitutto la fazione Zagaria, ha fatto negli ultimi anni anni preferendo l’infiltrazione nell’economia legale piuttosto che il controllo militare del territorio anche attraverso strategie stragiste, la cronaca parla oggi del tentativo di una riorganizzazione. Partita due anni con la liberazione di un boss detenuto dal 1999 e, via via, con attività estorsive anche minime.

Alle prime luci dell’alba, i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta hanno dato esecuzione a un’ordinanza emessa dal Gip di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, a carico di 14 persone, 9 in carcere e 5 agli arresti domiciliari. Sono indiziate di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, incendio, detenzione di armi e ricettazione.

Fatti accaduti tra settembre 2022 e giugno 2023, che rilevavano le mosse di questo gruppo nei territori di Grazzanise, Santa Maria La Fossa, Vitulazio, Capua, San Tammaro, Santa Maria Capua Vetere, Casal di Principe e altri comuni limitrofi.

Tra i destinatari del provvedimento la figura più importante è quella di Antonio Mezzero, storico appartenente al gruppo Schiavone del clan dei Casalesi che, scarcerato nel luglio 2022 dopo un lungo e ininterrotto periodo di detenzione, pur sottoposto alla misura della libertà vigilata e successivamente alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno, si era prefisso lo scopo di ricostituire il clan.

Ad affiancarlo, parenti e altri affiliati, cominciando a far valere la forza della minaccia camorristica su una piccola controversia abitativa, l’incendio di un’automobile. Per poi, iniziare a pensare in grande, con il tentativo di accaparrarsi la gestione di attività commerciali nelle quali reimpiegare proventi illeciti fino ad ottenere una tangente sulla compravendita di un capannone commerciale del valore di oltre 1 milione di euro. Senza dimenticare un segmento del classico predominio territoriale, quello sull’edilizia, messo in atto con il furto di mezzi d’opera, autocarri e attrezzature e materiali da cantiere, poi ricettati a favore di imprenditori dei quali si puntava a mantenere il controllo. E senza dimenticare la disponibilità e l’uso delle armi, anch’esse rinvenute durante questo ultimo blitz.


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