La ricerca. L’energia? Dall’acqua. Ma servono 10 miliardi
di Angelo Vitale -
L’idroelettrico è un asset strategico delle rinnovabili, fondamento della produzione di energia elettrica. Ora, una ricerca Bain & Company fa l’analisi degli impianti esistenti nel mondo, sollevando innanzitutto l’esigenza di maggiori e più convinti investimenti a causa dell’urgenza di manutenzione e ristrutturazione. Che, in questo comparto, significano garanzia di sicurezza e efficienza. L’energia idroelettrica, a basso impatto ambientale, conta per il 16% dell’
energia elettrica prodotta a livello mondiale. Tuttavia, la gran parte delle infrastrutture idroelettriche realizzate in Europa e Nord America sono vecchie, hanno più di 40 anni e iniziano a richiedere importanti interventi di verifica e ripristino. Da qui la lista della spesa: servono investimenti per oltre 300 miliardi di dollari. In Italia, dove quasi 3 su 4 infrastrutture sono vecchie – il 70% – e hanno oltre 40 anni, occorrono investimenti per oltre 10 miliardi di euro entro il 2030, una scadenza da tutti ripetuta per tanti obiettivi e che è ormai dietro l’angolo. “L’idroelettrico è uno dei pilastri della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, a cui spesso non è data l’importanza che merita – afferma Alessandro Cadei, senior partner e responsabile Energy & utilities Emea di Bain & Company -. Strategico per tre sue caratteristiche: il basso impatto ambientale; la flessibilità nella programmabilità e nei tempi ridotti di avviamento degli impianti che rende la rete elettrica più stabile; la capacità di stoccare energia superiore ad altre fonti a basse emissioni. Investire nell’idroelettrico, quindi, non è solo economicamente sostenibile ma anche indispensabile per raggiungere gli obiettivi Ue di decarbonizzazione”.
Anche sull’idroelettrico – come L’identità scrive da tempo – incide la carenza idrica, la siccità che ha cambiato la geografia di fiumi e laghi del Nord. Bain stima una contrazione del 40% nella generazione da idroelettrico – che, unito alla scarsa capacità di stoccaggio dell’acqua piovana, sta facendo emergere l’urgenza di investimenti e interventi. E pari impatti ha, lo sappiamo, sul settore agricolo. Al riguardo, la ricerca sottolinea che l’opportunità di investimenti non è ancora adeguatamente supportata dal contesto normativo, visto che il comparto idroelettrico da tempo è appeso al rinnovo delle concessioni, l’86% delle quali in scadenza entro questo decennio. A soccorso, Bain & Company esamina potenziali soluzioni per sbloccare tempestivamente gli investimenti, attraverso, per esempio, il Purchase Power Agreement, un contratto spesso pluriennale tra chi genera elettricità e un cliente. “Concessioni, rapporto con il territorio e ruolo sul mercato elettrico nel medio-lungo termine sono i principali punti di attenzione – dice Luigi Corleto, partner di Bain & Company -. Indispensabile, individuare soluzioni che riducano l’incertezza e rispondano ai requisiti di ammodernamento degli impianti, anche con il supporto del sistema finanziario. A questo punto, l’occasione perfetta per ripensare l’idroelettrico grazie al repowering e all’ottimizzazione dei bacini, alla digitalizzazione degli impianti e, ove possibile, all’introduzione del Pumped Storage Hydro, l’accumulo di energia idroelettrica utilizzato dai sistemi di alimentazione elettrica per il bilanciamento del carico. Interessante, questa applicazione, perché fornisce nuove opzioni di flessibilità per il funzionamento della rete elettrica, bilanciando la variabilità di altre fonti di rinnovabile”.