Attualità

“La Resistenza non è proprietà della sinistra” 

di Edoardo Sirignano -

CARLO GIOVANARDI POPOLO E LIBERTA'


“Grave errore non ricordare la resistenza democratica. Anche cattolici, socialisti, repubblicani e liberali sono morti per la Costituzione”. A dirlo è l’ex ministro Carlo Giovanardi che, insieme a una serie di personalità (Emerenzio Barbieri, Eugenio Baresi, Fabrizio Cicchitto, Paolo Cirino Pomicino, Luigi Compagna, Gaetano Quagliariello e Tomaso Zanoletti) lancia un appello per valorizzare un pezzo di storia, troppo spesso dimenticato.
Perché questa presa di posizione?
Durante il Covid, il Presidente della Repubblica ha concesso solo all’Anpi di partecipare alle celebrazioni per il 25 aprile. È un grave errore. Sbagliato non ricordare che nel 1948 da quell’associazione uscirono sia i partigiani cattolici che quelli autonomi per costituire la federazione italiani volontari della libertà (FIVL). Nel 1949, poi, nacque la FIAP, composta, invece, dalle formazioni che avevano come riferimento il Partito d’Azione, quello liberale, repubblicano, socialista e socialdemocratico. Tante sono state le persone, che pur avendo lottato per la Costituzione, per un Paese libero e pluralista, non volevano che l’Italia diventasse una nuova Urss.
Quali le vere ragioni del la spaccatura?
Per una questione di principio. Mentre forze, oggi dimenticate, avevano combattuto per un sistema politico democratico e libero, gran parte della Resistenza comunista combatteva solo perché intendeva instaurare un regime simile a quello di Stalin. Questa è la verità.
Possiamo parlare, quindi, di scontri tra partigiani?
Tutti sanno che quelli bianchi furono trucidati da quelli di sinistra. A dirlo è la storia. C’è un altro aspetto, però, che mi preoccupa.
Quale?
Il 25 aprile, che dovrebbe essere la festa di tutti, rischia di trasformarsi in uno sterile scontro tra governo e opposizione, con la riproposizione di tesi giustificazioniste del fascismo da parte di qualcuno della maggioranza e dall’altra il tentativo di ridurre la Resistenza al monopolio di chi guardava ad esperienze che nulla avevano di democratico. Basti pensare alla recente polemica su via Rasella. Nelle Fosse ardeatine, intanto, ci sono morti che nessuno ricorda. Ci sono eroi che si preferisce non nominare.
Ci faccia un esempio…
Paola Del Din, nota col nome di battaglia di “Renata”. Fondamentale il suo contributo alla Liberazione, pur non avendo nulla a che vedere con la sinistra.
Cosa ne pensa, invece, dell’ultima uscita del presidente del Senato, il quale sottolinea come parola “antifascismo”, non sia presente nella Costituzione…
Se si va a cercare, negli articoli, questo vocabolo non c’è. Non si legge da nessuna parte che la Repubblica è antifascista. Detto ciò, la Costituzione è il più grande vaccino contro i totalitarismi e quando utilizzo questa parola non mi riferisco solo al fascismo o al nazismo. La differenza tra la destra e la sinistra è una sola. Mentre Fini e Meloni hanno condannato, in modo esplicito, il nazifascismo, a sinistra è ancora un tabù dire che il comunismo è stato antidemocratico.
Detto ciò, ritiene l’atteggiamento di La Russa istituzionale?
Il presidente del Senato andrà all’Altare della patria col Capo dello Stato. Mi sembra, quindi, che rispetti il 25 aprile, più o meno come chi lo ha preceduto.
Lei come trascorrerà questa giornata?
Andrò a Mirandola, nel modenese, dove passa la “carovana della libertà”. Ricordare quei mezzi che hanno risalito l’Italia mi sembra importante. Non approvo per niente chi vuole condannare una parata che vuole solo far capire ai giovani cosa è successo in quegli anni. Sbaglia chi polemizza per la presenza di persone travestite da tedeschi. Stiamo parlando di un evento riconosciuto dal Capo dello Stato e che ha come unico obiettivo quello di rappresentare in modo, più fedele possibile, quanto accaduto. Le nuove generazioni devono sapere degli americani che ci hanno aiutato, ma anche di coloro che sono stati sconfitti. Troppo spesso, purtroppo, si creano polemiche inutili e pretestuose. Basta impiccarsi per una frase o una singola parola.
Qualcuno, intanto, accusa l’attuale maggioranza di voler riscrivere la storia. È davvero così?
Meloni, considerando da dove viene il Movimento Sociale Italiano, mi sembra abbia una visione completa e sincera della Costituzione. Non si può chiedere di più al presidente del Consiglio.
Nel passato, però, la leader di FdI certamente non si è distinta per essere moderata…
Prendo atto che in campagna elettorale sono state dette delle cose per prendere voti. Mi riferisco, a posizioni, spesso estremiste. Detto ciò, Meloni, oggi, fa il contrario di quando urlava durante i comizi. Dall’immigrazione alla politica economica, si pone in sintonia sempre più con una cultura popolare, liberale, di ispirazione cristiana, che nulla ha a che vedere con i sovranismi. Considerando la mia appartenenza, ciò non può che farmi piacere. L’esecutivo di Giorgia è per l’Europa e la Nato, è quello che ha negato i blocchi navali. I fatti contano più delle parole.
Su quale aspetto, al contrario, la maggioranza dovrebbe cambiare linea?
Mi aspetterei che Nordio facesse quanto promesso, combattendo una deriva troppe volte giustizialista e riequilibrando un sistema, che necessita di riforme sostanziali. Fino a ora ho sentito parlare solo di nuovi reati.

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