Editoriale

La questione immorale

di Tommaso Cerno -


La questione immorale

di TOMMASO CERNO

Se non è questa una questione morale da aprire, beh significa che davvero la sinistra ha cambiato le sue parole d’ordine. Dice di sapere bene di aver sbagliato. E lo dice uno che sta in galera. Ma quella Mafia Capitale, su cui poi quella parola mafia è stata così tanto discussa, sembra avere dimenticato l’altro sostantivo: Capitale.

E così Salvatore Buzzi, uscito di prigione per un cavillo e già pronto in cuor suo a tornarci, muove uno j’accuse a quella politica che lo portava a bere la tazzulella e cafè e che poi se l’è data a gambe quando il processo è cominciato. Sissì, parliamo proprio di quel signore che aveva detto al telefono che i migranti fanno guadagnare più della cocaina. E a vedere in che stato sta messo il nostro Paese c’è proprio da credergli. E così in una intervista al giornalista Edoardo Sirignano, il Buzzi si toglie qualche sassolino.

E apre una questione mastodontica su di noi e sui processi. Non tanto quelli fatti, ma forse quelli che non si faranno mai. Porta due esempi che fanno accapponare la pelle. E lo dice così, come parla uno che ormai ha rinunciato a tutto. Dice che quando c’era lui in mezzo a quelle cooperative milionarie il convento era ricco e i frati erano poveri, mentre invece il caso Soumahoro ci mostra che i miliardi sono gli stessi, ma stavolta il frate è in Parlamento mentre povero è il convento. E ci racconta anche come lui si senta vittima di uno straordinario errore giudiziario a rovescio.

Eravamo in dieci imputati, 8 di noi hanno confessato, hanno ammesso davanti al magistrato di avere fatto proprio quello che la Procura ci contestava ma, dice ridendo, siamo stati assolti. Un palese errore della Giustizia. Che forse salvando loro evitava che qualche coperchio in più su quelle pentole piene di soldi che sono la storia di quegli anni oscuri della Capitale si scoperchiasse e mostrasse là dentro la faccia di qualche politico importante, di quella sinistra e di quel Pd che governava Roma, e che come racconta Buzzi improvvisamente non gli telefonava più-
Insomma, leggetevi l’intervista qui a fianco. Che cosa ci dice davvero Salvatore Buzzi. Una cosa banale quanto grave. Noi non abbiamo fatto chiarezza su Mafia e su Capitale.

Noi non siamo arrivati fino in fondo a questo racconto. Noi ci siamo fermati in superficie, quando un pezzo di Paese era contento per avere ottenuto dei colpevoli e forse un altro pezzo di Paese sospirava sapendo di essersela cavata. È proprio al centro di questo ponte tibetano fra una sponda e l’altra della Giustizia, l’accusa che diventa condanna, che bisogna guardare mentre si cammina. Perché se la capitale d’Italia è stata davvero incastrata in un sistema di guadagni facili e di crimini è difficile immaginare che nessuno lo sapesse.


Torna alle notizie in home