Politica

La proposta di Calenda crea scompiglio sia a destra che a sinistra

di Giuseppe Ariola -


Sarà una sorta di incontrollabile irrequietezza quella che colpisce i terzopolisti o, forse, è davvero che con certi compagni di viaggio si sentono un po’ come pesci fuor d’acqua, estremamente a disagio, al punto da essere tentati di gettare via l’acqua sporca con tutto il bambino. Fatto sta che quando non è Matteo Renzi a creare scompiglio tra i suoi è l’ex alleato elettorale Carlo Calenda. La proposta del leader di Azione di realizzare un nuovo partito di “volenterosi” da far nascere in seno al Pd e che possa creare una federazione, oltre che con la propria formazione e con +Europa, anche attingendo dall’area moderata ed europeista di entrambi gli schieramenti – ovviamente con l’esclusione di Italia Viva, il cui solo nome fa, evidentemente spuntare l’orticaria a Calenda – ha infatti causato subbuglio sia nel centrodestra che a sinistra. Il trambusto è talmente forte che se ne parla ormai da due giorni, soprattutto in casa Movimento 5 Stelle, dove Calenda ha lanciato una vera e propria bomba, accusando i pentastellati di essere per loro stessa natura la causa del fallimento sul nascere del campo largo e sostenendo che non c’è altro modo di avere a che fare con loro se non quello di cancellarli. Come era ovvio, l’intemerata di Calenda è stata presa malissimo ed ha suscitato l’ira dell’intero stato maggiore di Campo Marzio, con Giuseppe Conte in testa. Ne è nato un botta e risposta durante il quale il leader di Azione, rivolgendosi a quello del Movimento 5 Stelle, invece di abbozzare ha rilanciato, alimentando lo scompiglio: “Nessuno ti vuole cancellare per legge, quello lo farebbero i tuoi amici Putin e Maduro. Vogliamo cancellare il vostro modo di fare politica fondato sul trasformismo, populismo e prese in giro degli elettori. Buona strada”, per poi rinfacciare a Conte di aver “governato con Salvini sorridendo mentre presentavi i decreti sicurezza. Hai flirtato con Trump, Putin, Maduro e la Cina”. Insomma, toni non certo distensivi che hanno reso vani i tentativi di parte del Pd di gettare acqua sul fuoco nel tentativo di provare a salvare il salvabile, su tutto il progetto mai decollato, ma anche mai archiviato, del campo largo, e suscitato la reazione anch’essa dura della sinistra più estrema dell’opposizione.

Ma la trovata di Calenda, come detto, ha creato scompiglio anche nel centrodestra, oltretutto, in un momento nel quale gli alleati di governo non spiccano proprio per unità e comunione di intenti. Il piano di difesa comune europea e la cittadinanza sono infatti solamente gli ultimi due dossier in ordine di tempo che agitano e non poco i rapporti che Lega e Forza Italia, con i rispettivi leader, Matteo Salvini e Antonio Tajani, che tra riferimenti più o meno velati e pur parlando a nuora perché suocera intenda, non se le mandano certamente a dire. Un contesto non facile che ha indotto più di un esponente azzurro a replicare a Calenda sia nel tentativo di mettere al riparo il partito da eventuali pulsioni o tentazioni terzopoliste, così da provare per l’ennesima volta a blindare la coalizione di centrodestra, che per provare a riaffermare il ruolo di Forza Italia quale unico rappresentante dell’elettorato moderato. Una linea che emerge chiaramente dalle parole di Raffaele Nevi, portavoce nazionale azzurro. “Forza Italia è fondatrice del centrodestra. Se qualcuno vuole aggiungersi ben venga ma noi non romperemo mai il centrodestra”, sottolinea Nevi, aggiungendo che risponde alla proposta di Calenda con un “assolutamente no”.

E non è ancora tutto, perché Calenda ha creato scompiglio anche a Genova, dove è in corso la campagna elettorale per le amministrative che si concluderà con il voto del 25 e 26 maggio. L’alta tensione tra Azione e Movimento 5 Stelle, che nel capoluogo ligure corrono insieme con il Pd a sostegno di Silvia Salis, ha offerto l’occasione al centrodestra di evidenziare le contraddizioni dell’alleanza che, attacca una nota di Fratelli d’Italia “sta cercando di vendere l’illusione di una coalizione unita, ma la realtà è ben diversa. Il cosiddetto ‘campo largo’ non è altro che una farsa, un’alleanza debole e senza possibilità di garantire stabilità, in cui il fuoco cova sotto la cenere”.


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