La propaganda di sinistra diventa l’offesa personale
CORRADO AUGIAS
Se l’ultima spiaggia dell’intellighenzia di sinistra è l’offesa personale. Una nuova frontiera della propaganda politica, che di fronte all’inefficacia del dibattito per smontare l’azione del governo, punta all’attacco personale ai singoli big dell’Esecutivo. Che “governo di incapaci” ormai è un complimento, di fronte alla carrellata di insulti che si consuma nei salotti tv assediati da democratici da Ztl. I quali, nelle ultime settimane, hanno alzato l’asticella, dopo aver avuto manforte dai giudici che hanno assolto Pier Luigi Bersani dall’accusa di diffamazione nei confronti del generale Roberto Vannacci. L’ex segretario del Pd aveva chiamato “coglione” l’autore del mondo al contrario, ma era solo un’allegoria. E allora ecco che non stupisce l’allegoria di Marco Travaglio, che accomuna il governo Meloni ai maiali della Fattoria degli animali di George Orwell. E sicuramente sarà stato ispirato dalla mimica allegorica Corrado Augias, nell’ultima puntata di DiMartedì, il programma condotto da Giovanni Floris su La7. Lo scrittore, in una lunga intervista, parlando del Guardasigilli ha detto che “in alcuni momenti della giornata il ministro Nordio ha evidenti problemi”. E ha alzato il gomito, alludendo in diretta tv che il titolare della Giustizia sia un ubriacone. Il tutto nel più completo silenzio dello studio e del conduttore. E se per Nordio, in base all’allusione di Augias, servono gli alcolisti anonimi, al circo magico di Meloni non lo salva neppure Padre Amorth dall’aldilà. “Meloni e i suoi sono posseduti da un demone fascistello. Serve un esorcismo”, ha detto subito dopo Michele Santoro, accanendosi soprattutto sul sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro. “È un coglione”, ha aggiunto seguendo le orme dell’assolto Bersani. Si riferiva alla vicenda dell’auto della penitenziaria, che ha scatenato polemiche per le parole del sottosegretario, il quale, con una metafora di destra e non un’allegoria di sinistra, gode nel non dare respiro alla mafia. Ormai di lui dicono che è un sadico, perché la propaganda dem ha trasformato le sue dichiarazioni in un disturbo psichiatrico, l’intima gioia di un mancato serial killer. E chissà, magari un domani riusciranno a inchiodarlo, mentre ruba profumi all’aeroporto o con i soldi nella cuccia del cane. Per ora Delmastro resta saldo al governo, seppure rappresenti un pericolo a piede libero, come le migliaia di clandestini che vagano per le città e non si possono cacciare finché non ammazzano qualcuno. Che la storia del Paese insicuro, a sentire gli allarmi inascoltati dei dem, in fin dei conti andrebbe applicata all’Italia. Dove Lucifero si è impossessato della premier e dei suoi fascisti. Dove un alcolizzato vuole fare la riforma della giustizia. E un potenziale Charles Manson cerca di soffocare la mafia.
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