Editoriale

LA PROFEZIA DI DRAGHI

di Alessio Gallicola -


La solita storia italiana. Quando un programma va in difficoltà, invece di organizzare strategie e metodologie di azione per correre ai ripari, parte la caccia al colpevole. O, peggio, al capro espiatorio. Mario Draghi conosce bene lo spartito. E poi l’ingenuità non è esattamente la sua caratteristica peculiare. Chiaro, quindi, che dopo qualche giorno di assoluto silenzio sulla vicenda Pnrr, dove in tanti l’hanno tirato per la giacchetta per indurlo a reagire di fronte alle “accuse” di aver presentato un Piano lacunoso, abbia pensato di far conoscere il proprio pensiero in merito. E l’ha fatto alla sua maniera, affidandolo a “spifferi” fatti arrivare alle orecchie di qualche autorevole commentatore. E così, dopo aver saputo, sempre da spifferi, stavolta provenienti dalle finestre di Palazzo Chigi, che il premier Meloni aveva rassicurato l’ex Presidente sul fatto che il bersaglio delle critiche del governo al Piano non fosse lui ma la Commissione Europea, ora conosciamo anche il Draghi pensiero. Che suona più o meno così: “La premier si è fatta ormai le ossa. Adesso deve accelerare, sapendo che dovrà gestire le difficoltà nella sua maggioranza”. Quindi porti avanti “con calma” la mediazione con Bruxelles, senza cercare capri espiatori e offrendo rassicurazioni per averne altrettante in cambio. Dal canto suo l’ex presidente del Consiglio non si farà coinvolgere nelle polemiche legate all’attuazione del Pnrr. D’altronde, se è vero che punta ad una poltrona di rilievo internazionale nel dopo Chigi, non è prudente avere rapporti conflittuali con chi, al momento opportuno, dovrà sponsorizzare la sua candidatura come rappresentante del Paese di provenienza. E poi Draghi, sotto sotto, è fiducioso che Meloni riesca a trovare un accordo con l’Unione europea e a realizzare quanto previsto dal Piano. Anche perché, sostiene l’ex banchiere centrale, In Europa “non c’è un complotto contro l’Italia”. Il rapporto tra Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen è ottimo e quello con il resto della Commissione è molto buono. E qui, sempre stando ai si dice, scatta il più grande complimento che Draghi potesse rivolgere al suo successore: tutto ciò è frutto del lavoro svolto in questi mesi dal capo del governo, che è riuscita a dissipare dubbi e diffidenze, seguendo peraltro un solco già tracciato dall’esecutivo precedente. Ecco perché nei confronti di Palazzo Chigi non c’è nessuna ostilità da parte di Bruxelles. E le parole di Tajani, in veste di rappresentante europeo, che proprio ieri ha assicurato l’appoggio della Commissione, sono lì a dimostrarlo.

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