LA PRESA DELLA PASTIGLIA
Tommaso Cerno
Ci vorrebbe un po’ di Xanax per calmare gli animi di Renzì e Calendà. E la Pastiglia è arrivata dalla Francia. Da Parigi Macron fa sapere che se il Terzo polo non la smette di litigare nessuno potrà fregiarsi dell’ingresso nel gruppo europeo che fa capo al Presidente della Repubblica francese. Capirai. Lo sanno anche i muri che Renzi e Calenda non ce l’hanno un progetto comune. E l’hanno capito anche i sassi che quel partito fatto di due partiti che si chiama Terzo polo senza nemmeno arrivare terzo alle elezioni, perché ormai arriva quarto se non quinto, è un’operazione parlamentare costruita per salvarsi dalla tagliola delle politiche di settembre e che non esiste la possibilità che i due leader, dotati di un ego stratosferico, possano creare insieme un contenitore in Italia capace di avere un senso politico ed elettorale. Se ci aggiungi il fatto che entrambi vorrebbero appoggiare il centrodestra, che per ora non ne ha bisogno, ma arrivano dalla sinistra che non ne vuole più sapere di loro, si sta poco a fare due più due. E a capire che se nemmeno Letizia Moratti è riuscita a entrare in Consiglio regionale in Lombardia, non a prendersi in mano il Paese, con quel tipo di infrastruttura politica come base il progetto Renzi-Calenda è finito prima di cominciare. Eppure quell’odore di poltrona che rende il tutto pur minestra riscaldata ancora appetitoso perché punta qualche cadrega alle prossime Europee ha fatto sì che tra le priorità di Macron, che a Parigi in fiamme e una mezza guerra civile a causa delle sue proposte di riforma delle pensioni e delle politiche sui poveri che hanno dilaniato la Francia, avesse del tempo per occuparsi dei due baldi moschettieri dell’Italia neo-centrista che, come si è visto alle ultime elezioni, non esiste. Non esiste perché i moderati hanno due caratteristiche: da 30 anni scelgono se stare a fare i moderati della destra o i moderati della sinistra. E soprattutto, moderato significa governista, per cui è un elettore che tendenzialmente vota per chi può vincere e non certo per fare testimonianza o attribuire stipendi d’oro e ruoli di potere a chi poi non può influenzare minimamente il corso degli eventi. E aggiungiamo il fatto che la legislatura è appena partita e che come da tradizione italiana, tradizione che andrebbe del tutto cancellata ma non sarà possibile farlo, sono gli ultimi due anni del mandato parlamentare quelli in cui salta lo schema delle maggioranze, logorate da problemi economici e regole troppo rigide per governare, ed è quindi quello il momento in cui professionisti della politica con particolare doti tattiche, come Matteo Renzi, giocano le partite migliori. C’è solo un peccato. E cioè che per Renzi questo è un secondo lavoro perché l’ex Rottamatore era riuscito anni fa a fare il leader del primo Polo, non del terzo, conquistando un consenso alle elezioni europee che lo aveva proiettato fra i premier più graditi della storia repubblicana. Tutto ciò che è venuto dopo e che ha goduto certo dell’intuito e delle capacità politiche di Renzi non è quello che lui doveva fare. E siccome Renzi è tante cose ma non è fesso, a differenza di Calenda l’ha capito. Finirà all’italiana: in qualche modo pur fra litigi e slanci narcisistici una specie di partito alternativo a Meloni e Schlein arriverà fino alle Europee. E ci arriverà perché in quest’anno che ci separa dalle elezioni più importanti per capire se l’Europa ha ancora la possibilità di una autonomia di governo o se è diventata soltanto un mercato da conquistare e possedere il governo andrà avanti e l’opposizione non avrà la possibilità di costruire un progetto alternativo comune, proprio in quanto la necessità dei leader delle due sinistre, Elly Schlein e Giuseppe Conte, devono presentarsi a quell’appuntamento liberi da condizionamenti e forti di una identità propria da far prevalere sull’altro all’indomani del voto. Chi perde in tutto questo è l’Italia, che non avrà una opposizione seria e quindi vivrà un anno di democrazia diminuita. Così come diminuita sarà la portanza reale della sinistra di fronte a una destra che sta prendendo in mano il Paese e pur fra mille polemiche ed errori per ora non ha fatto vedere palla a nessuno dei presunti oppositori in possesso, stando alle dichiarazioni pubbliche, di chissà quale ricetta per il nostro martoriato e impoverito Belpaese.
Torna alle notizie in home