Politica

PRIMA PAGINA-La politica deve riappropriarsi del proprio ruolo. Intervista a Giovanni Toti

di Giuseppe Ariola -


Di quello che è successo a Genova “se ne discuterà, da una parte, nelle aule giudiziarie con i processi, ma dall’altra è qualcosa che deve interrogare la politica su tutto quello che andrebbe fatto per ristabilire il minimo dell’equilibrio tra i poteri dello Stato che oggi sono completamente sbilanciati”. Ne è certo Giovanni Toti che in un’intervista ci parla del suo caso e delle responsabilità della politica rispetto a una certa arbitrarietà delle toghe.
“È un percorso – prosegue l’ex governatore – che arriva da Mani Pulite, durante il quale la politica ha abdicato troppo spesso a quelle che erano sue responsabilità, sia in termini di immunità che con una serie di leggi ai limiti della costituzionalità, oppure di una tale fumosità e vaghezza che rendono difficile distinguere tra l’azione di indirizzo politico e il reato. Penso al traffico di influenze, al voto di scambio, alla corruzione impropria. Io sono accusato sostanzialmente di aver preso finanziamenti leciti e registrati, di essere intervenuto per velocizzare pratiche assolutamente lecite, per le quali nessuno di quanti le hanno approvate è indagato, ma per il fatto che pratiche lecite e finanziamenti leciti siano collegati a un’impresa questo li rende illegali. È vero che in matematica meno per meno fa più, ma questo non può esistere in diritto”.
A volte sembra prevalere più la legge morale che quella del diritto.
“La giustizia negli ultimi 35 anni è spesso salita in cattedra più dal punto di vista morale che da quello giudiziario. Va però detto che la politica dovrebbe fare un profondo esame di coscienza, perché i magistrati attuano e interpretano, anche se talvolta malamente, le leggi che fa il Parlamento. Più di un nuovo duello tra politica e magistratura di cui nessuno sente il bisogno, la politica dovrebbe interrogarsi su quanti passi indietro ha fatto rispetto a quello che dovrebbe essere il suo ruolo”.
Il centrodestra non sembra avere una linea comune su questi temi.
“Nel mio caso a esporsi più di tutti è stato Salvini. Certamente Forza Italia ha il garantismo nel suo dna, mentre Fratelli d’Italia è diviso in più anime. Il ministro Nordio ha espresso in modo netto le sue convinzioni su questo tema, così come Crosetto, altri probabilmente risentono di una storia differente, quella della contestazione alla partitocrazia. Oggi però dovrebbero fare delle riflessioni, al pari della sinistra. Se Italia Viva e Azione, in particolare Enrico Costa, hanno mostrato di non abdicare a battaglie ormai decennali, vedere Schlein, Conte, Bonelli e Fratoianni in piazza non si addice a una coalizione che vorrebbe avere una cultura di governo per candidarsi alla guida del Paese. Tant’è vero che molte persone di sinistra hanno preso le distanze, come il direttore dell’Unità, quello del Riformista, lo stesso Paolo Mieli”.
Non proprio un esempio di civiltà giuridica.
“É particolarmente imbarazzante per chi a sinistra ha sempre rivendicato la primazia della politica ed è finito a fare la claque di certi magistrati. Imbarazzante per i magistrati stessi che si trovano piazze osannanti perché si arrestano avversari politici. Questo mette in discussione anche la serietà del loro lavoro”.
Perché si è dimesso?
“Ritengo non ci fossero accuse tali per far cadere un governo democraticamente eletto, ma dopo tre mesi in cui abbiamo segnato il punto e rivendicato i nostri diritti combattere una battaglia sulla pelle dei liguri sarebbe stato egoistico. Anche Sabino Cassese, con una nota che abbiamo allegato alla nostra difesa, ha contestato che l’attualità e la concretezza dei pericoli di reiterazione del reato non possano essere genericamente associati a una carica pubblica, cosa che per la prima volta la magistratura ha scritto. Così come la confessione non può essere un elemento essenziale per la comprensione delle accuse, come ha scritto il Riesame. Nell’inchiesta di Genova ci sono una serie di passi che vanno addirittura oltre a quello che si era arrivati fino ad oggi a teorizzare da parte della magistratura giudicante e di quella inquirente. Io ho segnalato il tema in tutti i modi possibili, adesso tocca al Parlamento battere un colpo”.
Tutto il centrodestra dice che bisogna andare in continuità con la Giunta Toti. Questo la lusinga?
“Abbiamo fatto tantissimo e i numeri ci danno ragione. Dal crollo del ponte Morandi la Liguria ha cambiato pelle, ha addirittura inventato un modello. Ha saputo cambiare il dna del suo tessuto produttivo puntando sui settori in espansione: turismo, terziario, tecnologia. Abbiamo saputo attrarre investimenti, cosa che i magistrati ci contestano, ma noi consideriamo un interesse pubblico il rapporto privilegiato con il mondo dell’impresa, ovvero essere considerati affidabili da chi produce ricchezza. Dall’altra parte, l’opposizione guarda al trapassato remoto, a un sistema economico vecchio che non esiste più in Ue, a modelli sindacali e di produzione industriale del passato che guardano con sospetto al mondo dell’impresa. Una volta le socialdemocrazie europee avevano almeno una radicata cultura del lavoro, oggi la sinistra estrema, culturalmente egemone in quello schieramento, ha una cultura del sospetto verso chi lavora. Basta pensare a come è stato giudicato Ermini, l’alleanza di centrosinistra lo ha considerato uno scandalo sua nomina, questo la dice lunga so come considerino il tessuto produttivo che è, invece, l’architrave del Paese”.


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