Politica

La Plenaria a Strasburgo per il sì alla Commissione Ue, ma i voti a favore sono solo 370

di Lino Sasso -


Ieri a Strasburgo è andato tutto come previsto, nel bene e nel male. La Commissione europea von der Leyen bis, con Raffaele Fitto nel ruolo di vicepresidente esecutivo, ha ottenuto il via libera dalla Plenaria, come previsto. Ma i numeri a favore del nuovo esecutivo europeo sono stati tra i più bassi di sempre espressi in Plenaria, anche questo come ampiamente annunciato, sebbene la maggioranza che lo ha sostenuto sia tra le più trasversali mai registrate. I sì sono infatti stati solamente 370, ben 31 in meno di quelli che quattro mesi fa avevano confermato il benestare a un secondo mandato per Ursula von der Leyen. Una differenza tutt’altro che fisiologica, ma la cui causa principale è stata indotta proprio dall’incarico affidato al ministro italiano del Pnrr – benché si tratti di una figura particolarmente apprezzata negli ambienti comunitari – e alla conseguente apertura del dialogo tra la Presidente della Commissione europea e i conservatori, dei quali è leader la premier italiana Giorgia Meloni. È il paradosso dei meccanismi che regolano il funzionamento delle istituzioni europee, dove le resistenze ai tentativi di allargare la maggioranza, per una sorta di primitivo istinto di autoconservazione, finiscono per indebolirla e, addirittura, per spaccare i gruppi parlamentari, con gli eurodeputati dei singoli paesi che procedono in ordine sparso. L’apertura a un esponente dell’Ecr, con il conseguente sostegno della delegazione italiana in seno al gruppo dei conservatori al Collegio dei commissari, è stato vissuto come fumo negli occhi da socialisti, liberali e forze di sinistra, su tutte quelle dalla vocazione marcatamente ambientalista.
Il voto del Parlamento europeo riflette però anche un altro paradosso, questa volta tutto italiano: quello dell’essere contro a tutti i costi, anche in un contesto come quello dell’Ue dove un incarico di peso per un esponente del nostro governo rappresenta un chiaro vantaggio per l’intero Paese, al di là del suo colore politico. Non la pensano evidentemente così alcuni europarlamentari italiani del Pd e quelli di Alleanza Verdi e sinistra che hanno votato addirittura in modo contrario rispetto a quanto fatto lo scorso luglio. Non la pensano così neanche Lega e Movimento 5 Stelle, ai quali va però dato atto – per quel che conta – di essersi espressi fin dalla prima votazione contro il bis della von der Leyen. Ieri lo hanno fatto anche contro Raffaele Fitto.


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