Esteri

La partita doppia di Kiev: bagliori di guerra nella notte a Mosca, luci di speranza a Gedda

di Ernesto Ferrante -


L’Ucraina si è presentata al tavolo dei negoziati con gli Usa a Gedda, in Arabia Saudita, con un biglietto da visita esplosivo. “È stato sferrato il più vasto attacco con droni nella storia contro Mosca e la regione di Mosca”, ha affermato Andriy Kovalenko, capo del Centro per la lotta alla disinformazione del Consiglio di difesa e sicurezza ucraino. “È un ulteriore segnale per Putin, dovrebbe essere interessato al cessate il fuoco nei cieli”, ha aggiunto Kovalenko, riproponendo un concetto di “leva negoziale” molto simile a quello tanto in voga nell’Ue.

La Russia ha comunicato di aver abbattuto 337 droni ucraini in diverse regioni durante la notte, di cui 91 nei pressi di Mosca. Circa 126 sono stati distrutti nel Kursk, dove i soldati di Zelensky battono in ritirata verso il settore ucraino di Sumy. Le forze russe hanno liberato più di cento chilometri quadrati di territorio e dodici insediamenti.

I militari ucraini hanno reso noto di aver colpito “una serie di obiettivi strategici della Federazione russa, coinvolti nell’aggressione armata contro l’Ucraina”, respingendo le accuse di aver condotto raid indiscriminati. Lo Stato Maggiore delle Forze Armate di Kiev su Facebook ha precisato che sono state centrate anche “le strutture di produzione della raffineria di petrolio di Mosca, in grado di processare 11 milioni di tonnellate di petrolio all’anno”. La raffineria, si legge, “fornisce il 40-50% del fabbisogno di benzina e gasolio di Mosca”.

Dura la reazione del Cremlino: “È importante notare che il regime di Kiev colpisce le infrastrutture sociali, edifici residenziali”, ha dichiarato il portavoce presidenziale, Dmitry Peskov. “Il massiccio raid di droni ucraini della notte scorsa su Mosca e sulla regione vicina potrebbe compromettere i contatti con l’Ucraina”, ha avvertito ancora Peskov.

Le delegazioni di Stati Uniti e Ucraina, nella seconda città saudita più grande dopo Riad, hanno discusso dell’accordo sullo sfruttamento delle risorse minerali ucraine della proposta per una tregua parziale, vale a dire negli attacchi da aria e mare. Il primo round è durato quattro ore. Dopo una pausa, le parti si sono riunite nuovamente.

L’inviato della Casa Bianca per il Medio Oriente, Steve Witkoff, ha in programma di recarsi nella capitale russa nella giornata di domani per un incontro con il presidente russo Vladimir Putin. Lo ha riferito una fonte ad Axios. Witkoff è già stato in Russia a metà febbraio come parte di un accordo per liberare il cittadino statunitense Marc Fogel, che era detenuto in una prigione. Durante quel viaggio, l’inviato ha visto Putin.

La presidenza russa non ha confermato né smentito le notizie sul possibile arrivo dell’uomo di Trump, ma ha sottolineato che gli Usa dovranno fornire informazioni sul summit con gli ucraini nella monarchia del Golfo: “Ovviamente, dal momento che sono il Paese che prende l’iniziativa di cercare una soluzione pacifica sull’Ucraina, gli Stati Uniti informeranno la parte russa sugli esiti dei colloqui con gli ucraini a Gedda. Quando e come gli americani lo faranno, ve lo faremo sapere”.

Fuori ma anche contro le trattative che potrebbero portare alla fine del conflitto, sono Bruxelles e Parigi. Il Premier francese François Bayrou ha aperto all’utilizzo degli asset russi congelati con le sanzioni per aiutare la resistenza ucraina “nel quadro dell’Unione europea”.

La deriva bellicista dell’Ue e della Francia, tra piani di riarmo e incontri di preparazione ad un possibile confronto militare, ha scatenato le proteste del Movimento Cinque Stelle. Asserire che l’Ue spende nella difesa meno della Russia è una “sciocchezza”, che Ursula von der Leyen, pronta a portarci in una “economia di guerra”, “ha ripetuto” in Aula, ha tuonato il leader del M5S Giuseppe Conte, a margine della plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo.

“Dobbiamo dire, ha proseguito Conte, che non è vero, ai nostri cittadini. Non investiamo meno: investiamo peggio. Con ReArmEu andiamo a investire ancora, in modo pessimo. Se davvero ci fossero dei governanti, in questo momento, seri che ci rappresentano, dovrebbero ritrovarsi per settimane, mesi, quel che occorre, per tirare fuori un serio progetto di difesa comune”.

Confermata la manifestazione del 5 aprile: “Sarà una piazza non del M5s, ma di tutte le associazioni, la società civile ma soprattutto i singoli cittadini che diranno no a questo progetto di riarmo e sì alla spesa per il sociale, la sanità, l’istruzione e per un’Europa che protegge le filiere produttive e crea occupazione pacifica, non quella dell’industria delle armi. Rispetto i cittadini che andranno il 15 marzo in piazza, ma questo è il momento delle scelte chiare: no al riamo e no a questa Europa”.


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