La partita del Patto di Stabilità entra nel vivo
CHRISTINE LAGARDE BCE
Lagarde spinge, l’Italia gioca di sponda: la partita del Patto di stabilità entra nel vivo. La governatrice della Banca centrale Europea non vede l’ora di stringere, ancora di più, i cordoni della borsa. Ma Roma prova a mediare. E dopo Berlino ora prova a portare anche Parigi dalla sua parte. Le decisioni che si prenderanno a Bruxelles peseranno, moltissimo, sull’entità della manovra che il governo si appresta a preparare. E, pertanto, se l’Ue acconsentirà a dare più spazio ai bilanci nazionali, Palazzo Chigi potrà presentare una legge di bilancio sufficientemente larga per dare ossigeno a famiglie e imprese. Altrimenti l’inverno sarà gelido. E non solo perché le bollette saranno salate.
Ieri il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani s’è recato a Parigi. Da dove ha lanciato una proposta all’Eliseo. “Possiamo lavorare insieme ed è giusto che gli altri Paesi ascolti le nostre posizioni. Sul patto di stabilità e crescita abbiamo posizioni molto simili e credo che potremmo lavorare per la tutela dei conti pubblici e favorire la crescita, ha detto Tajani, affermando che “con la Francia possiamo affrontare a livello comunitario la politica della crescita”. Ma più che un’intesa cordiale, quella tra Italia e Francia sarà un’entente hargneuse, bisbetica. Però è arrivata l’ora che Parigi e Roma si lascino il passato alle spalle. Anche perché, mentre le cancellerie vanno avanti a strappi per tentare di sanare le incomprensioni tra i due governi, Christine Lagarde ha già parlato. Forte e chiaro, come al solito. La governatrice della Bce ha detto, chiaro e tondo, che non vede l’ora di chiudere i rubinetti alle famiglie. Perché l’eurojihad contro l’inflazione va combattuta a tutti i costi. Compreso quello di sacrificare crescita e programmi di aiuti per i meno abbienti. Lagarde, che ieri è stata ascoltata dagli europarlamentari della commissione sui problemi economici e monetari, è stata più che chiara: “Con l’attenuarsi della crisi energetica i governi dovrebbero continuare a ridurre le misure di sostegno, per evitare di aumentare le pressioni inflazionistiche a medio termine. Allo stesso tempo, le politiche economiche dovrebbero essere progettate per rendere l’economia dell’area euro più produttiva e ridurre gradualmente l’elevato debito pubblico”. La “civetta” (ipsa dixit) ha spiegato: “Un solido quadro di governance economica è assolutamente nel nostro interesse comune. Un accordo sulla riforma del quadro di governance economica dell’Ue dovrebbe quindi essere raggiunto entro la fine dell’anno”. Tuttavia, Lagarde teme che i partiti possano mettere i bastoni tra le ruote: “Data la successione di elezioni nazionali e le elezioni per eleggere questo Parlamento, è probabile che la riforma venga rimandata a lungo, troppo a lungo”. Insomma, i governi sanno che il ritorno, in grande stile, di un Patto di stabilità che riporti d’attualità l’arcigna puntigliosità contabile che ha caratterizzato l’Ue degli ultimi anni, peserà, e non poco, sui loro risultati elettorali. Nulla di buono, dunque, all’orizzonte.
Ma l’Italia lavora alacremente per tentare di strappare, all’Ue, almeno lo scorporo delle spese sostenute per aiutare lo sforzo bellico dell’Ucraina e gli investimenti del Pnrr. L’obiettivo di Palazzo Chigi è condiviso anche dal Quirinale. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, incontrando il suo omologo tedesco Steinmeier a Siracusa, ha ribadito che l’Italia dice “sì a regole di bilancio rigorose”, purché “il rigore non sia ottuso e cieco”. Per il Capo dello Stato è necessario “avere come obiettivo la crescita, tenendo conto di fenomeni come il rallentamento dell’economia cinese e le conseguenze della guerra in Ucraina”.
La partita sul Patto di Stabilità è entrata nel vivo. E tutti i top player sono in campo.
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