Esteri

“La pace tra Russia e Ucraina passa per la Via della Seta”

di Edoardo Sirignano -

Fabio Massimo Parenti


“Mi auguro che il vertice in Cina con i paesi dell’Asia centrale possa favorire una via della pace lungo quella della seta”. A dirlo Fabio Massimo Parenti, docente all’Università di Pechino e all’Istituto Internazionale Lorenzo de’Medici di Firenze.
Mentre Meloni è in Giappone per incontrare i leader del G7, Xi Jinping è a Xi’an, città storicamente legata alla storica rotta commerciale voluta da Marco Polo. Quale significato assume il vertice?
Primo del suo genere in 31 anni, ha come obiettivo quello di rafforzare la presenza di Pechino in un’area cruciale dal punto di vista geopolitico. I Paesi dell’Asia centrale (Kazakistan, Kirghizistan, Uzbekistan, Tagikistan, Turkmenistan) sono partner potenti con influenze crescenti in tutto il pianeta. Siamo di fronte a un forte declino dell’Occidente, che si contrappone all’emergere di un nuovo ordine mondiale con appunto la Cina al centro. Stiamo vivendo un nuovo tempo. Qualcuno, però, ancora non se ne è accorto. Su questo non vedo particolari divisioni tra le forze politiche. Diciamo che esiste un partito unico, che fa finta di non vedere.
Chi sarà il grande assente?
Ovviamente la Russia, impegnata nel conflitto che tutti conosciamo. La risposta di Putin alle minacce occidentali ha solo accelerato un processo avviato da tempo. Nuovi codici culturali e ambienti mediatici stanno dando vita a una democratizzazione delle relazioni internazionali. I rapporti tra le persone sono destinati a cambiare.
Possiamo dire che in certo senso l’egemonia americana ha fallito?
Un ordine mondiale sta scomparendo. Basti pensare che la quota maggiore del Pil mondiale è trainata da Paesi non allineati. La tirannia degli Usa, basata principalmente sulla minaccia, giorno dopo giorno, si rivela più debole.
Possono coesistere sul nostro pianeta due potenze economico-militari contrapposte?
I cinesi con Xi Jinping dal 2013, in maggior forza dal 2017, hanno intrapreso una strada di ringiovanimento. Queste scelte politiche del tutto creative, alimentate da una buona dose di rischio e di coraggio, hanno inaugurato la stagione del multilateralismo senza egemonia. Una stagione che, da almeno un decennio, innervosisce e in parte fa timore agli Stati Uniti e ai loro più stretti alleati.
Anche all’Europa?
L’Europa è divisa. Un esempio sono le posizioni talvolta indipendentiste di Parigi e Berlino. Pur essendo in declino Washington, gli americani, comunque, non hanno rinunciato a ritenersi l’unica potenza di controllo del pianeta. Insistere e non vedere che tutto è cambiato o meglio ancora ancora si sta evolvendo, però, non è buono. Anzi, potrebbe creare non pochi problemi.
Come fa a dire che la Casa Bianca non ha rinunciato alla funzione di controllore del globo?
Un caso emblematico è quello di Taiwan, dove qualcuno addirittura sostiene che Pechino minaccia la democrazia. Ne posso elencare, però, tanti altri. Basti pensare alle feroci campagne denigratorie sui genocidi in Xinjiang contro la minoranza etnica degli ugiuri. La nuova amministrazione Biden, ancor peggio della precedente, si è messa in rotta di collisione con la Cina. Joe, in un certo senso, è un cavaliere dell’Apocalisse.
Qualcuno, però, accusa il gigante mandarino di spalleggiare il Cremlino dietro le quinte nella guerra a Kiev…
La posizione della Cina sulla guerra è da sempre cristallina. La sua neutralità è una sorta di assicurazione per tutti, così come le sue proposte per evitare l’escalation in Ucraina e favorire una riforma dei sistemi di sicurezza regionali e globali. Questo è un presupposto inevitabile per costruire una pace duratura, fuori dalla logica dei blocchi, al fine di ristabilizzare una situazione, che se non prende un altro verso, può essere davvero rischiosa.
Come deve comportarsi l’Occidente e in particolare l’Ue rispetto a tutto ciò?
Cina e Ue sono più volte convenute nel riconoscere l’importanza internazionale dei loro rispettivi ruoli, che attraverso l’ampiamento della cooperazione, potranno garantire stabilità e progresso. È importante favorire il sostegno umanitario all’Ucraina, senza però alimentare inutili tensioni, compiendo tutti gli sforzi per tenere aperto il dialogo e favorire una negoziazione di compromesso sostenibile.
Così potranno anche ripartire quegli scambi commerciali, che per secoli hanno rappresentato una sorta di bombola di ossigeno per la nostra nazione?
I rapporti commerciali tra il nostro Paese e la Cina, per fortuna, non si sono mai interrotti. Sono troppo importanti. La speranza è che si rafforzino, non che si indeboliscano. Solo così abbiamo la possibilità di uscire dalla crisi economica e guardare con positività al futuro. La nostra storia non ci consente divisioni. Perché dimenticarci della gloriosa e utile Via della Seta?

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