Politica

PRIMA PAGINA-La non-consigliera Boccia il ministro Sangiuliano

di Giuseppe Ariola -


Maria Rosaria Boccia è una donna ferita nell’orgoglio dopo aver visto sfumare la nomina – promessa e agognata – a consigliere per i Grandi eventi del ministro della Cultura o dietro la sua reazione si cela qualche manovra di altro tipo? Probabilmente entrambe le eventualità hanno una loro ragione d’essere, soprattutto analizzando come e quanto questo caso stia montando e le pesanti ricadute che può determinare su Sangiuliano e, di conseguenza, sull’immagine di tutto il governo. Una cosa è infatti certa: dietro la tempestività e la puntualità praticamente scientifiche con le quali la quarantunenne di Pompei si sta premurando da giorni di smentire a mezzo social le dichiarazioni e le ricostruzioni della vicenda fornite da Gennaro Sangiuliano c’è la chiara volontà di mettere il ministro in estrema difficoltà. Obiettivo già ampiamente raggiunto, culminato con la smentita delle parole di Giorgia Meloni, mentre in tv era intenta a garantire che il titolare della Cultura le ha assicurato che Maria Rosaria Boccia non ha mai preso visione di alcun documento riservato e che nessuna spesa per la donna è stata sostenuta con fondi pubblici. Una linea che anche ieri, nel corso di un colloquio con la presidente del Consiglio, Sangiuliano ha ribadito nel tentativo di allontanare, da un lato, ulteriori polemiche circa l’opportunità di rimanere al proprio posto e, dall’altro, lo spettro del peculato. Ma soprattutto per provare a resistere al proprio posto. “Mai un euro del ministero, neanche per un caffè, è stato impiegato per viaggi e soggiorni della dottoressa Maria Rosaria Boccia che, rispetto all’organizzazione del G7 Cultura, non ha mai avuto accesso a documenti di natura riservata” ha dichiarato Sangiuliano in una nota seguita all’incontro durato oltre un’ora e mezzo con Giorgia Meloni. Un chiarimento resosi chiaramente necessario dopo che in mattinata la Boccia ha pubblicato su Instagram una fotografia, con sottofondo musicale la celebre canzone ‘La Verità’ di Vasco Rossi, che la immortalava seduta in treno e una storia nella quale ha scritto a chiare lettere di non aver mai sborsato un euro per i propri spostamenti della cui organizzazione si occupava la struttura ministeriale. In sostanza qualcuno dalla segreteria di Sangiuliano consegnava o inviava alla Boccia i titoli di viaggio. Di tutta evidenza, una replica alle rassicurazioni fornite, invece, da Sangiuliano circa le spese per viaggi che la donna ha effettuato con il ministro o comunque per raggiungerlo in occasione di eventi o incontri istituzionali ai quali ha inconfutabilmente partecipato, sebbene non sia chiaro a che titolo. Rassicurazioni che, come detto, la stessa Giorgia Meloni ha fatto proprie e che ha pubblicamente condiviso per poi vedersele ritorcere contro. Dinanzi a quest’ulteriore staffilata a mezzo social con la quale in un sol colpo Maria Rosaria Boccia ha smentito le parole sia della premier che del ministro, Giorgia Meloni è andata su tutte le furie. Se possibile più di quanto non lo fosse già. C’è ben da crederlo, soprattutto considerando il carattere dell’inquilina di Palazzo Chigi che nel corso delle trattative per la formazione del governo riferendosi a Silvio Berlusconi sottolineò piccata di non essere ricattabile. La circostanza di un suo ministro la cui poltrona appare sempre più traballante alla mercè di una giovane donna che prima di essere in qualche modo approdata al ministero della Cultura è entrata e uscita dalla Camera, dove ha tenuto convegni e conferenze stampa, con deputati della maggioranza, esponenti di Italia viva e membri del governo, tra cui il ministro Lollobrigida, deve essere risultata decisamente indigesta alla premier. Tanto più che la tappa del G7 della Cultura prevista a Pompei tra poco più di due settimane rischia di essere annullata per la presunta divulgazione di informazioni relative alla sicurezza delle varie delegazioni a persone che non avevano alcun titolo né alcun ruolo per entrarne a conoscenza. Una pessima figura, che espone il Paese anche a livello internazionale, rispetto alla quale Giorgia Meloni avverte l’esigenza di mettersi al riparo, benché questa volta l’impresa appaia veramente ardua.


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