Per Abbonati

La mossa di Erdogan

di Ernesto Ferrante -


Recep Tayyip Erdogan cala l’asso dell’aumento degli stipendi dei dipendenti statali in vista delle elezioni di domenica. Il presidente turco, come riporta il sito del quotidiano Sabah, ha spiegato in un comizio ad Ankara che la paga base dei lavoratori pubblici arriverà a 15mila lire turche, equivalenti a 700 euro. “Nell’ambito del contratto collettivo, aumenteremo i salari del 45%, compresa la quota di welfare, portando così lo stipendio minimo dei lavoratori pubblici a 15mila lire turche”, ha affermato Erdogan, precisando che il provvedimento riguarderà circa 700mila persone. Il leader ha anche assicurato che il governo continuerà a lavorare sull’aumento delle pensioni. Un tema molto sentito è quello dell’inflazione, che si è attenuata negli ultimi sei mesi. Stando ai dati ufficiali, l’indice dei prezzi al consumo è sceso al 43,68% su base annua.
In base ai sondaggi, l’opposizione unita potrebbe strappare il controllo del Parlamento al suo partito Giustizia e Sviluppo (Akp) e agli alleati. Erdogan sarebbe in svantaggio nella “corsa” per la presidenza. Il suo principale sfidante è Kemal Kilicdaroglu, leader del laico Partito Popolare Repubblicano (Chp), forte del sostegno di un’alleanza di sei partiti e della “benedizione” di Washington, che confida in un “allineamento” alle politiche della Nato. Anche se la maggioranza dell’opinione pubblica turca continua a ritenere gli Stati Uniti la minaccia più grave per il paese.
Il sistema elettorale vigente prevede che se nessun candidato al primo turno dovesse superare il 50% dei voti, allora si dovrebbe procedere a un ballottaggio tra i due che hanno raccolto più consensi. Si profila un’affluenza record alle urne. Non si recheranno a votare, invece, le province colpite da terremoto di tre mesi fa, la maggior parte delle quali erano roccaforti del “sultano”. Il presidente del Consiglio elettorale supremo (Ysk) Ahmet Yener ha fatto sapere che sono almeno un milione gli elettori tagliati fuori. Sono circa 17mila gli aventi diritto che hanno votato in Italia per le elezioni parlamentari e presidenziali turche. Dal 3 al 7 maggio all’ambasciata a Roma sono stati circa 2mila, mentre al consolato generale a Milano almeno 15mila.

Torna alle notizie in home