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La morte di Ramy: “corretto” il carabiniere alla guida secondo una perizia, ma il caso non è chiuso

di Angelo Vitale -


Ancora clamore sul caso di Ramy Elgaml, il 19enne morto il 24 novembre scorso a Milano al termine di un inseguimento dello scooter sul quale viaggiava da parte di una gazzella dei carabinieri, schiacciato contro un palo della segnaletica dopo l’impatto dell’auto dell’Arma con lo scooter. La Procura aveva disposto una perizia cinematica per “leggere” la dinamica del fatto e la consulenza depositata ha indicato che il carabiniere alla guida della vettura di servizio ebbe un comportamento corretto. La colpa della morte del passeggero dello scooter fu, per i periti, di chi lo guidava: Fares Bouzidi, già indagato per omicidio stradale.

Di questo giovane la perizia ha pure verificato il comportamento spericolato lungo le strade del centro del capoluogo lombardo, di notte, a velocità sostenuta e violando più volte le norme dl Codice della Strada.

Circa l’operato dei carabinieri, la perizia esclude l’intento di speronare il ciclomotore che pure più volte sarebbe stato possibile, concludendo che sia stato conforme alle disposizioni e alle procedure vigenti per gli inseguimenti.

Sul fatto, fin dal pomeriggio, è montata la polemica della Lega, a difesa delle forze dell’ordine e all’attacco di quanti, specie nella sinistra, avevano criticato la vicenda e sollevato interrogativi sulle azioni dei militari dell’Arma tra i quali, peraltro, due di quelli intervenuti sulla scena della morte di Ramy rimangono indagati per falso e depistaggio.

Appare possibile che il caso non termini qui. La Procura dovrà decidere se sposare in toto o meno questa perizia. E solo un eventuale dibattimento forse potrà cominciare a dire parole definitive sulla storia.


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