La morte di Ramy: chi vuole speculare contro i carabinieri?
Premessa fondamentale a scanso di equivoci. La morte di un ragazzo, come quella di Ramy Elgami, avvenuta dopo un lungo inseguimento per le strade di Milano è un fatto doloroso. La magistratura, che ha aperto un fascicolo per omicidio stradale contro il guidatore del maxi scooter sportivo e del Carabiniere che guidava la gazzella, con l’ipotesi per quest’ultimo dell’aggravamento del dolo eventuale, farà luce sulle responsabilità. Ma da qui, dopo la giusta divulgazione delle immagini dell’inseguimento per alcuni chilometri in centro dello scooterone condotto da un giovane senza patente fuggito dopo l’alt, facendosi per minuti beffe dei Carabinieri e mettendo in pericolo altri cittadini, conclusosi purtroppo tragicamente con lo schianto e la morte del passeggero della moto che non indossava il casco; appunto, da qui a volere strumentalizzare il dramma per polemizzare contro i Carabinieri come molti in queste ore stanno facendo, ce ne corre. Eppure è quello che succede, perché le riprese della dashcam della pattuglia del Nucleo Radiomobile che danno conto oltre che delle immagini anche delle voci dei militari impegnati nel pericoloso inseguimento con le auto parcheggiate a fianco di ambo i marciapiede, sono inevitabilmente adrenaliche, perché gli stessi militari rischiano la vita visto che gli incidenti stradali sono sempre dietro l’angolo quando si insegue chi sta violando le regole, come la cronaca registra continuamente con vittime tra i tutori dell’ordine, hanno innescato strumentalizzazioni dannose a danno dei carabinieri. È evidente che le frasi dei militari “il ragazzo è caduto? Bene”, “vaffanculo non è caduto”, oppure “chiudilo…no, merda non è caduto”, vanno contestualizzate nella concitazione dell’inseguimento, con l’impegno massimo dei Carabinieri per far rispettare la legge. Sul punto, tra l’altro, il magistrato inquirente per esplorare il ventaglio delle possibilità giuridiche, valuta di contestare anche l’ipotesi dell’omicidio con il dolo eventuale a carico dell’autista del Nucleo Radiomobile e del capopattuglia, nel caso in cui il presunto speronamento non fosse stato casuale, ma volontario. Le consulenze tecniche saranno importanti. L’autista della gazzella subito dopo l’incidente ha praticato il massaggio cardiaco a Ramy nel tentativo di salvarlo. L’inchiesta è un passaggio doveroso: quel vaglio di legalità che comprende anche la verifica del perché altri due militari, finiti sotto indagine, a un testimone avrebbero fatto cancellare dal suo smartphone alcuni video dell’ultima fase dell’inseguimento e dello schianto. Non va dimenticato, comunque, che i due Carabinieri per esercitare il legittimo monopolio della forza, compito assegnato loro dalla Costituzione, rischiavano l’osso del collo in una grande città, dove per far rispettare la legge è davvero difficile, dato che comportamenti come quello attuato dai due fuggiaschi, sono all’ordine del giorno. E non solo a Milano. Certo, il monopolio della forza va esercitato nell’alveo della legalità, e chi sbaglia va sanzionato, ma non va scordato che fare il Carabiniere, il Poliziotto, il Finanziere o il Poliziotto Locale in contesti come le metropoli o degradati come tante città grandi e piccole, è fonte di grande stress per chi vuole far rispettare la legge. “Ricordo che la morte è avvenuta dopo che i due ragazzi sullo scooterone – afferma Riccardo De Corato (FdI), vice presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera – hanno forzato un posto di blocco e, peraltro, Ramy, nel momento della caduta era pure senza casco. L’Arma, quindi, ha fatto il proprio encomiabile dovere nei confronti di chi non rispetta la legge e fugge all’alt dei Carabinieri”. Per questo il deputato aggiunge che “le accuse nei confronti dei militari, le trovo imbarazzanti e inesistenti. Chi vive nel nostro Paese, indipendentemente dalla nazionalità e/o etnia, deve rispettare le leggi in vigore, altrimenti può benissimo scegliere altri stati e/o continenti. Se tutti i cittadini iniziassero a fare ciò che vogliono, in anarchia totale, in che direzione andremmo?”. “Io ho fiducia nella giustizia”, conclude il papà di Ramy.
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