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QuBì – La mortadella di Prato

di Redazione -


di FABIANA ROMANUTTI
La mortadella di Prato che profuma di alchermes l’abbiamo scoperta da poco, casualmente, come accade per le gemme preziose. Certificata IGP e Presidio Slow food, si è presentata recentemente al pubblico nella Giornata internazionale della Gastronomia sostenibile. È un insaccato che ci porta indietro nei secoli, tra banchetti e storie da assaporare. Fu inviata a Firenze, alla corte di Ferdinando II de’ Medici, alla metà del ‘600, quando la terra di Prato si affrancò dalla signoria fiorentina. Fu servita nel 1732 in occasione della beatificazione di suor Caterina de’ Ricci. Nei primi decenni dell’Ottocento era citata tra le specialità gastronomiche del negozio di Gaetano Corsini, pizzicagnolo pratese, con bottega nel centro storico di Firenze. La ricetta è stata riscoperta negli anni ’50 e ripresa grazie a 5 produttori: i Salumifici Mannori, Conti, Marini, Roma e Tradizione Salumi. Ed è poi diventata Presidio. Ora non si usano come un tempo le parti meno nobili del maiale ma solo carni magre e scelte. Il prodotto macinato, insaccato, fermentato e cotto in forno a vapore viene arricchito da una mistura di spezie che comprendono pepe in grani, sale marino, aglio, coriandolo, cannella, noce moscata, macis, chiodi di garofano e l’alkermes, liquore incluso nella “concia” che dà al salume il tipico colore rosato.
Viene servita a cubetti con la bozza, il pane pratese, oppure con mostarda e fichi di Carmignano, anch’essi Presidio Slow Food; ma è anche usata come ingrediente per dare più gusto a polpette o ai ravioli. La Mortadella di Prato è uno dei prodotti tipici protagonisti di Eat Prato, la rassegna enogastronomica che fino a dicembre 2024 vi porta in un viaggio sensoriale tra itinerari, degustazioni, laboratori www.pratoturismo.it

La mortadella di Prato che profuma di alchermes l’abbiamo scoperta da poco, casualmente, come accade per le gemme preziose. Certificata IGP e Presidio Slow food, si è presentata recentemente al pubblico nella Giornata internazionale della Gastronomia sostenibile. È un insaccato che ci porta indietro nei secoli, tra banchetti e storie da assaporare. Fu inviata a Firenze, alla corte di Ferdinando II de’ Medici, alla metà del ‘600, quando la terra di Prato si affrancò dalla signoria fiorentina. Fu servita nel 1732 in occasione della beatificazione di suor Caterina de’ Ricci. Nei primi decenni dell’Ottocento era citata tra le specialità gastronomiche del negozio di Gaetano Corsini, pizzicagnolo pratese, con bottega nel centro storico di Firenze. La ricetta è stata riscoperta negli anni ’50 e ripresa grazie a 5 produttori: i Salumifici Mannori, Conti, Marini, Roma e Tradizione Salumi. Ed è poi diventata Presidio. Ora non si usano come un tempo le parti meno nobili del maiale ma solo carni magre e scelte. Il prodotto macinato, insaccato, fermentato e cotto in forno a vapore viene arricchito da una mistura di spezie che comprendono pepe in grani, sale marino, aglio, coriandolo, cannella, noce moscata, macis, chiodi di garofano e l’alkermes, liquore incluso nella “concia” che dà al salume il tipico colore rosato.
Viene servita a cubetti con la bozza, il pane pratese, oppure con mostarda e fichi di Carmignano, anch’essi Presidio Slow Food; ma è anche usata come ingrediente per dare più gusto a polpette o ai ravioli. La Mortadella di Prato è uno dei prodotti tipici protagonisti di Eat Prato, la rassegna enogastronomica che fino a dicembre 2024 vi porta in un viaggio sensoriale tra itinerari, degustazioni, laboratori www.pratoturismo.it


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