Editoriale

La memoria del pesce rosso

di Adolfo Spezzaferro -


La sinistra ha la memoria corta, anzi ha dei vuoti di memoria tutt’altro che casuali. Le opposizioni si sono magicamente riunite dando vita al campetto del no alle riforme. La leader del Pd Schlein e il leader del M5S Conte da fratelli coltelli ora sono pappa e ciccia. Peccato che a riunire il centrosinistra con la sinistra-sinistra (tipo Avs, ringalluzzita dal voto alle Europee) sia soltanto la volontà di opporsi al cambiamento, di
provare a remare contro.

Per di più in totale malafede: la sinistra ora scende in piazza contro una riforma che voleva fino all’altro ieri. Era aprile del 2022 quando il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini (che all’epoca aveva come vice proprio la Schlein), elogiava l’autonomia differenziata. Proprio quella che ora la sinistra, il Pd e i 5 Stelle contestano tanto da voler raccogliere le firme per indire un referendum. Queste le parole esatte
di Bonaccini: “L’autonomia differenziata è una opportunità prevista dalla nostra Costituzione che noi vogliamo cogliere. Abbiamo avvertito bene il rigurgito centralista in questi anni, anche nel mio partito. Bisogna dare priorità alle competenze e alle funzioni che meglio rafforzino la capacità di governo del sistema territoriale”.

Questo l’appello del governatore all’allora premier Conte, che nel frattempo si è riciclato come Masaniello delle 5 stelle (cadenti). Stesso clamoroso dietrofront dal governatore campano Vincenzo De Luca, pure lui del Pd come Bonaccini, che all’epoca era un fautore dell’autonomia differenziata: “Definiamo una piattaforma unitaria che impegni tutti noi. Cerchiamo di acquisire da subito obiettivi di decentramento e di sburocratizzazione in modo da modernizzare il Paese e le istituzioni”, aveva dichiarato lo “sceriffo” campano. Per loro oggi quella stessa riforma spaccherebbe l’Italia. La memoria del pesce rosso, che più rosso non si può.


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