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La manovra? Bevilacqua: Senza bussola, trascura l’export e attacca lo sviluppo tech

di Giorgio Brescia -

Nunzio Bevilacqua (Foto Imagoeconomica)


Una manovra finanziaria che non ha una bussola, che trascura l’export dimenticato e si trasforma in un attacco diretto allo sviluppo tecnologico. Così Nunzio Bevilacqua, giurista d’impresa ed esperto di commercio internazionale, fotografa la legge di bilancio, in attesa di conoscere i testi dettagliati del provvedimento.

 “Per i settori innovativi – spiega – al contrario della proclamata volontà di attrarre con quadri normativi sempre più chiari, nuovi hub tecnologici e comunque attività, c’è un attacco frontale alle nuove tecnologie che se mette nel mirino della nuova web tax, senza più il correttivi dimensionali, anche piccole imprese, frutto alle volte della tanto promossa “conversione” digitale intra-Covid, il settore delle cripto-attività può contribuire all’innovazione e alla crescita economica di nuovi modelli di business a volte, al contrario di ciò che si possa credere, anche più sicuri di quelli tradizionali e promuovere una innovazione finanziaria che non sia semplicemente “di facciata”, afferma.

E ancora, Bevilacqua aggiunge che “l’aumento nel 2025 dell’imposta sostitutiva sulle plusvalenze cripto al 42%, dal 26% usuale per le rendite finanziarie, si porrebbe come una irragionevole discriminazione fiscale”. “l’aumento sproporzionato della tassazione sullo specifico asset, per una “non chiara” volontà politica di “espellere” di fatto in Italia l’attività in questione, non solo farebbe perdere al Paese ulteriore gradimento – già non elevato a causa di fiscalità, burocrazia ma soprattutto incertezza del diritto – per investitori, start-up e creatori di tecnologie ma ritarderebbe lo sviluppo in Italia di progetti innovativi gravitanti attorno alle cripto-attività, con maggiore difficoltà di attrazione di capitali per le aziende in situazione di stress e potenziali crisi di liquidità”. Infine rileva che “si considera, erroneamente, l’export Italia abbastanza forte, non certamente per le misure di accompagnamento Paese quanto piuttosto per il dna degli imprenditori italiani, non necessitare di misure di sostegno ad hoc, in ogni manovra, al fine di potenziare, sempre più, la platea delle aziende Pmi, a rischio oggi di bruciare competizioni internazionali dove altri Stati gareggiano nel sostenere le proprie aziende”.


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