È il trionfo del Nord Est, la rivincita della provincia. L’indagine annuale del Sole 24 Ore sulla qualità della vita premia Udine. O meglio, il suo territorio. È solo grazie alla sua provincia se il capoluogo friulano può gonfiare il petto d’orgoglio per un riconoscimento che, finora, non aveva mai ottenuto. E che rivela quali saranno i trend, quelli davvero interessanti, che scriveranno il futuro prossimo dell’intero Paese. Da un lato c’è il Nord Est operoso che sta lentamente scalzando il “vecchio” triangolo industriale Milano-Torino-Genova dal ruolo di locomotiva d’Italia. Dall’altro c’è il protagonismo dei territori, la forza della laboriosità della provincia italiana che si conferma il motore vero di un Paese che, altrimenti, sarebbe già da tempo nel cono d’ombra del declino e della recessione.
La provincia di Udine, inoltre, è lo specchio perfetto del territorio italiano. Da Lignano Sabbiadoro, dal mare, a Tarvisio, le Alpi. In mezzo, c’è la collina e la pianura. C’è Cividale del Friuli. Un territorio punteggiato da eccellenze agricole e industriali, supportate dal terziario, dai servizi. Che, in questa parte d’Italia, trascinano il Pil locale verso l’alto segnando un aumento pari al 2,6%. L’occupazione, chiaramente, è a livelli top in Italia. Specialmente per quanto riguarda giovani e donne. Un tema dolente per l’Italia, l’occupazione femminile e quella giovanile. Ma qui no. Si lavora tanto. E lo si fa in tranquillità. Con la possibilità di avere una vita al di fuori del proprio dovere. A premiare Udine e la sua provincia, infatti, ci sono l’efficienza della giustizia (un processo, stando ai dati pubblicati dal Sole dura mediamente “solo” 137 giorni) e le infrastrutture sportive. Il Friuli, da lontana periferia disagiata, da profondo Veneto bis, s’è trasformato nell’Eldorado nazionale, è in rampa di lancio. E nemmeno la crisi che attanaglia l’economia tedesca, partner privilegiato dell’industria e della produzione udinese, riesce a scheggiare un primato tanto atteso quanto meritato. Impensierisce, questo sì.
Così come impensierisce un altro vecchio vizio che, ormai da tempo, è diventato una costante italiana. Ma non è colpa nostra. Anzi. Lo fanno ovunque, abbiamo imparato anche qui a dare alla città i meriti che appartengono, invece, al suo territorio. Udine, di per sé, ha i problemi della città di medie e grandi dimensioni. Non è un paradiso di sicurezza, anzi. Un paio di mesi fa, l’ennesima rissa nel salotto buono del capoluogo. Si scoprì che le bande di ragazzi più o meno giovani, di nazionalità pakistana e indiana, si davano appuntamento in centro per darsele di santa ragione.
In quell’episodio, avvenuto a piazza Libertà, un 26enne rimase ferito gravemente perché si buscò una coltellata in pieno petto. Oggi, arrivata la buona notizia del primato italiano per la qualità della vita, tutto sembra passato in cavalleria. Fioccano comunicati stampa, fioriscono sorrisi compiaciuti. E nel dimenticatoio l’assalto in centro che atterrì turisti, famiglie ed esercenti. Già perdonata e scordata la maxi-rissa, a settembre, al Luna Park di piazza Primo maggio dove venticinque ragazzi, per lo più di origini straniere, ingaggiarono una vera e propria battaglia. Volarono botte, cinghiate e persino sampietrini.
Ciò non vuol dire che Udine sia El Paso, né che il capoluogo del Friuli sia il Bronx. Significa solo che la città, nella sua dimensione urbana e umana, è un luogo che non è più a misura d’uomo. Se certe cose succedono persino nel Nord Est, vuol dire che il problema è sistemico. E non si combatte facendo la conta del genere né assumendo pensose delibere che ambiscono a rendere “inclusiva” la grammatica e la sintassi. Ma, piuttosto che badare ai problemi, si preferisce appuntarsi in petto le medaglie che, invece, s’è guadagnata una provincia laboriosa, operosa. Che è slegata dalle classi dirigenti “metropolitane”, e che guardano a loro sempre più come a un peso piuttosto che a una sponda, un’opportunità.
Insomma, Udine è prima. Ma attenti a non lasciarsi confondere dalle parole. Il Nord Est ha la qualità di vita migliore perché si lavora e perché qui passano i nuovi crocevia economici nazionali. In provincia di sta meglio perché non ci sono i problemi del modello di città, ormai datato, che mostra crepe in Friuli così come in tutta Europa.