PRIMA PAGINA-La linea italiana in Europa, dai migranti al Medio Oriente
Quella di ieri è stata un’intensa giornata parlamentare per Giorgia Meloni che, in vista del Consiglio europeo di domani e dopodomani, ha fatto la spola tra Montecitorio e Palazzo Madama per le comunicazioni di rito che il presidente del Consiglio convenzionalmente rende al Parlamento prima dell’assise in Europa. Un appuntamento quello europeo al quale la premier arriverà forte del plauso giunto da Ursula von der Leyen sul dossier immigrazione. Proprio l’altro ieri, nel giorno in cui la prima nave militare italiana è salpata alla volta dell’Albania con a bordo 16 migranti irregolari trasferiti in virtù dell’accordo tra Roma e Tirana, la presidente della Commissione Ue ha parlato dell’intesa come di un successo. Non a caso, intervenendo alla Camera, Giorgia Meloni ha posto l’accento sulla questione evidenziando come sui migranti adesso c’è un approccio diverso perché “le politiche migratorie del governo italiano sono diventate le politiche migratorie dell’Unione europea”, dal momento che l’Italia è “diventata un modello da seguire”. Un modello contestato dalle opposizioni, in particolare da Pd e Avs, ma che la premier ha difeso definendolo come “una strada nuova, coraggiosa, inedita, ma che rispecchia perfettamente lo spirito europeo”. Una linea che ha invece ricevuto l’ennesimo plauso da parte dei partiti di maggioranza che hanno sottolineato come si sia finalmente giunti a un concreto punto di svolta sul fronte della gestione dei migranti.
Ma tra i diversi i temi sul tavolo del Consiglio europeo, particolare attenzione sarà data ai recenti risvolti che hanno interessato l’area mediorientale. Un fronte attorno al quale da giorni si è aperto un serrato dopo le incursioni militari israeliane contro i caschi blu impegnati nella missione di pace Unifil in Libano che hanno coinvolto anche il contingente italiano. La premier ha difeso senza se e senza ma la presenza dei militari italiani nel paese e, dopo aver contestato l’attacco dell’Idf, ha anche annunciato una sua visita in Libano la prossima settimana. Sull’episodio, così come sulla più ampia situazione in Medio Oriente e in particolare a Gaza, le posizioni assunte dall’opposizione sono state particolarmente nette con il Movimento 5 Stelle che ha chiesto un impegno italiano in Europa per assumere iniziative contro il governo di Tel Aviv e proporre il ritiro degli ambasciatori da Israele. Dal canto suo, Giorgia Meloni ha ammonito circa il rischio di “isolare Israele” pur chiarendo che non per questo è concorde con tutte le scelte dello Stato ebraico e che, anzi, “si debba anche avere il coraggio di dire quando le cose non funzionano, come fanno normalmente gli amici”, ma non per questo “possiamo commettere l’errore di rispondere con l’istinto a problemi che richiedono l’uso della ragione”, ha aggiunto.
Inoltre, il Consiglio europeo che si aprirà domani sarà particolarmente delicato anche perché è il primo dopo la composizione della nuova Commissione che dovrà essere valutata dall’Europarlamento prima di diventare effettivamente operativa. Un passaggio delicato e al quale l’Italia guarda con particolare attenzione per la vicepresidenza esecutiva affidata a Raffaele Fitto. Ovviamente la questione ha tenuto banco anche nel corso del dibattito parlamentare di ieri con Giorgia Meloni che ha chiesto senza mezzi termini a tutti partiti italiani di farsi “parte attiva presso le proprie famiglie politiche europee” affinché non ci siano “inciampi” che possano minare l’importante risultato raggiunto con il ruolo assegnato a Fitto in Europa, temendo un boicottaggio in particolare da parte dei socialisti. Il Pd ha risposto con più di un proprio esponente sostenendo vagamente che “difenderà l’interesse nazionale in Ue”, ma non ha mancato di accusare l’Ecr di avere posizioni anti europeiste. Da Azione, invece, Ettore Rosato ha ricordato “che Berlusconi si recò a Strasburgo per far votare come commissario Gentiloni” costruendo un’alleanza con il Pd, quasi a voler sottolineare che Giorgia Meloni avrebbe dovuto fare lo stesso per favorire il bis della von der Leyen. Su Fitto non si espongono invece i grillini che sembrano quindi orientati a votare contro il commissario italiano in Europa.
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