Editoriale

La lezione di Kissinger

di Adolfo Spezzaferro -


Partiamo dalla fine: la Nato molto probabilmente perderebbe una guerra mondiale contro Russia e Cina. Lo scriviamo subito perché deve essere chiaro che è l’Alleanza atlantica che sta letteralmente giocando con il fuoco. Allo stato attuale è la Nato che sta cercando di allargare il conflitto nel Donbass: in questi giorni l’Ucraina, su forte invito del segretario generale dell’Alleanza Atlantica Stoltenberg e di altri leader occidentali, ha usato armi Nato per colpire obiettivi in territorio russo. Provate a immaginare una reazione commisurata: Mosca colpisce obiettivi Nato in territorio non ucraino. Sarebbe l’inizio della terza guerra mondiale, lo sappiamo. Ma la Russia a tutt’oggi sta lasciando cadere queste pericolosissime provocazioni, sta disinnescando il casus belli. Ma perché tiriamo in ballo la Cina? Presto detto, storicamente gli Usa hanno cercato in tutti i modi di impedire un’alleanza tra Mosca e Pechino. Oggi l’asse sino-russo è più forte che mai proprio a causa della guerra nel Donbass fortemente voluta dagli Usa. Un conflitto combattuto dalla Nato “fino all’ultimo ucraino”, come asseriscono tanti analisti. Ma c’è un punto di non ritorno, una linea rossa da non valicare. Da mesi il Cremlino fa presente che se messa in condizione di dover difendere la sua sicurezza, anzi la sua esistenza, la Russia reagirà con tutti i mezzi, comprese le (tante, tantissime) armi nucleari. Kissinger, morto a cento anni e lucido fino alla fine, l’anno scorso aveva messo in guardia gli Usa e l’Occidente dai rischi di un asse sino-russo. Proprio lui che decenni prima aveva lavorato per tenere distanti Mosca e Pechino, cercando di avvicinare il Dragone agli Usa. L’attuale alleanza strategica di Cina e Russia è tale che se dovesse essere attaccata sul piano militare (vedi Taiwan che punta all’indipendenza ed è difesa dagli Usa, per fare un esempio), potrebbe decidere di rispondere con le armi. E potrebbe vincere.


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