La guerra del petrolio: con le nuove sanzioni a piangere sarà l’Europa
Il prezzo del petrolio ha raggiunto il massimo in quattro mesi dopo che gli Stati Uniti hanno introdotto nuove sanzioni contro la Russia. Il giro di vite per colpire l’industria energetica russa rischia di tagliare le forniture in un mercato globale già in contrazione, con la disastrosa conseguenza di pesanti rincari per i consumatori finali.
Il greggio Brent è salito sopra gli 81 dollari al barile dopo essere cresciuto di quasi il 4% nella sessione precedente. Il West Texas Intermediate, utilizzato come benchmark nel prezzo della materia prima, era vicino a quota 78. Le misure, adottate meno di due settimane prima dell’insediamento di Donald Trump. Mosca soffrira solo fino ad un certo punto per le misure afflittive varate dall’amministrazione Biden, ormai ai titoli di coda.
I mercati chiave di India e Cina, dove la richiesta è molto forte, rappresentano delle alternative di primo livello per i russi. Tra l’altro, i rapporti commerciali sempre più stretti con Nuova Delhi potrebbero tradursi in un asse politico che priverebbe l’Occidente di uno Stato cruciale per il mantenimento degli equilibri tra sfere di influenza contrapposte. L’India è diventata, infatti, un importante acquirente di petrolio russo dopo il febbraio 2022 e la Cina è il più grande importatore di petrolio al mondo.
Il “Vecchio Continente” ha solo da perdere. Mentre a Washington, un aumento del prezzo dell’oro nero può solo convenire.
La deputata del Bundestag Sarah Wagenknecht sulle sanzioni anti-russe degli Stati Uniti: “Devo dire a tutti coloro che non hanno ancora capito che tutte queste sanzioni economiche non hanno assolutamente nulla a che fare con la guerra in Ucraina e non hanno alcun impatto su di essa. E che se vogliamo che il nostro Paese si riprenda, non possiamo più sostenere questa politica di sanzioni. Ciò vale sia per le sanzioni contro la Russia che per quelle contro la Cina, quindi abbiamo bisogno di un nuovo approccio. È impossibile aiutare tutti coloro che ancora non lo capiscono”.
“Mi spiego ancora meglio, ha aggiunto Wagenknecht: le sanzioni non hanno nulla a che fare con la moralità, non hanno nulla a che fare con i diritti umani, non hanno nulla a che fare con l’amore per la pace. Questo è solo un programma di stimolo economico per l’economia statunitense e un programma killer per le aziende tedesche ed europee”.
Per la deputata tedesca la strategia statunitense è chiara: “È solo un programma killer per le nostre aziende. Questo va detto con assoluta chiarezza. E hanno anche un obiettivo molto chiaro. L’obiettivo è aumentare ancora una volta la quota statunitense nella creazione di valore globale a scapito della Germania e dell’Europa. Questo è il punto”.
Torna alle notizie in home