La guerra a Gaza scatena le proteste contro Netanyahu
Le bombe su Gaza hanno arroventato il clima politico in Israele. Oltre 40.000 persone sono scese in piazza a Tel Aviv per protestare contro il “dittatore” Bejamin Netanyahu e la sua decisione di licenziare Ronen Bar, il capo dello Shin Bet, i servizi segreti interni israeliani.
Il premier è accusato di sabotare le trattative per la liberazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas per salvaguardare i suoi interessi personali e cercare di rafforzare l’estrema destra al governo.
Manifestanti si sono scontrati con la polizia mentre cercavano di superare le barriere per raggiungere la sua residenza privata. A chiedere di contestare pubblicamente il primo ministro è stato anche il leader dell’opposizione Yair Lapid, che ha definito il governo “illegittimo”. Secondo Lapid, “l’unica soluzione è l’unità di un intero popolo che si riunisce e che dice basta”.
Due dipendenti delle Nazioni Unite sono stati uccisi in un attacco che ha colpito un edificio dell’Onu nel governatorato centrale di Deir el-Balah. Lo ha riferito una fonte delle Nazioni Unite all’Afp. Le vittime lavoravano per conto dell’Ufficio Onu per i servizi ai progetti (Unops) e per il Servizio per l’azione contro le mine (Unmas). Hamas ha incolpato l’Idf.
La ripresa degli attacchi israeliani contro la Striscia di Gaza costituisce “un passo estremamente pericoloso” che aggiunge “nuova desolazione a una situazione umanitaria già disastrosa”, ha detto re Abdallah II di Giordania al suo arrivo all’Eliseo.
Il sovrano giordano ha invitato la comunità internazionale ad agire “immediatamente” per “un ritorno al cessate il fuoco” e la ripresa degli aiuti internazionali, denunciando “il blocco” da parte dello Stato ebraico della fornitura di acqua e elettricità che “mette in pericolo la vita di una popolazione estremamente vulnerabile”.
L’Italia auspica un ritorno al dialogo tra le parti. “Abbiamo sostenuto il progetto di paesi arabi per il futuro di Gaza, la situazione è quella che è e noi stiamo facendo tutto quello che è possibile per costruire la pace”, ha dichiarato il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani a margine di un convegno alla Fondazione De Gasperi.
“Abbiamo aiutato la popolazione civile, continuiamo ad aiutare la popolazione civile, ci auguriamo che finisca quanto prima il conflitto e si riprenda la trattativa per andare alla seconda fase del cessate il fuoco”, ha proseguito il ministro.
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