Editoriale

La grande Israele dei neocon Usa

di Adolfo Spezzaferro -


La rapida avanzata dei terroristi jihadisti in Siria e l’altrettanto rapida caduta del governo del presidente Assad, evacuato dai russi lo scorso 8 dicembre quando ormai anche Damasco era nelle mani dei ribelli, è la parte finale di un’operazione iniziata nel 2011. Operazione che a sua volta rientrerebbe in un piano molto più ampio: creare un nuovo Medio Oriente, dominato dalla Grande Israele. Per capire meglio di cosa stiamo parlando citiamo il professor Jeffrey Sachs, grande economista e analista di geopolitica Usa, intervistato dal giornalista Usa Tucker Carlson martedì 17. Sachs in poco più di dieci minuti fornisce la sua ricostruzione degli eventi che hanno caratterizzato la politica estera degli Usa post 11 settembre. E cita un famoso documento in cui si affermava che gli Usa avrebbero dovuto condurre sette guerre in cinque anni. Se andiamo a vedere quali sono i Paesi dell’elenco non restano dubbi circa il disegno di Washington: Libano, Siria, Iraq, Iran, Libia, Somalia e Sudan. Allo stato attuale, fa presente Sachs, all’appello manca solo l’Iran. Queste guerre avevano e secondo lui avrebbero tuttora lo scopo di neutralizzare le potenze che in qualche modo potessero finanziare e armare la resistenza araba contro Israele. Armi e soldi a Hamas nella Striscia e a Hezbollah in Libano, provenienti dai Paesi dell’elenco. L’obiettivo dunque era e resta colpire militarmente i miliziani anti-israeliani e colpire con ogni mezzo – militare, economico, di intelligence – gli alleati di questi gruppi. Guerre, sanzioni e regime change. Un obiettivo in gran parte raggiunto dal premier israeliano Netanyahu e dai presidenti Usa che si sono susseguiti finora. Il disegno, spiega Sachs, è quello dei neocon e della lobby pro-Israele: guerre condotte dagli States per conto di Tel Aviv. Per esempio, proprio perché la Siria nel 2011 era un Paese normale, con un’economia che funzionava, era un pericolo. Proprio per questo motivo, spiega Sachs, l’allora presidente Obama diede l’ordine di far cadere Assad, di cacciarlo dalla Siria. Oggi quell’ordine è stato eseguito. E le sette guerre non si sono combattute in cinque anni perché in Iraq le cose non sono andate esattamente come previsto. Sachs spiega dunque come il disegno neocon sia trasversale ai presidenti Usa e come Biden sia stato il più “distruttivo” presidente di tutta la storia degli States. E dà pure delle dritte al presidente eletto Trump su come rimediare ai disastri compiuti in Medio Oriente. Quello che sconvolge della ricostruzione di Sachs è che il concetto di territorio che si estende “dal fiume al mare”, ossia dal Giordano al Mediterraneo, che tutti comunamente associano al libero stato di Palestina, rientra invece nel progetto della Grande Israele, e il fiume in questione è quello della Bibbia, ossia l’Eufrate. Quindi la Grande Israele si estenderebbe in Libano, Siria e Cisgiordania. E no, l’idea di “due popoli e due Stati”, proposta di pace dell’Onu e condivisa anche dall’Italia, non rientra affatto nei piani di Netanyahu. Secondo Sachs il premier israeliano non intende riconoscere uno Stato palestinese né ora né mai. Il progetto è invece di assoggettare i palestinesi sopravvissuti e di estendere i confini dello stato ebraico – in Siria, sul Golan, Bibi già si è mosso e ha pure specificato che da lì Israele non arretrerà mai più. Ora sta a Trump disinnescare il piano neocon e riportare la pace nella regione, innanzitutto evitando di fare guerra all’Iran.


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