PRIMA PAGINA-La forza del centrodestra è l’unità, al di là degli inciampi
Dall’unità deriva la stabilità. Una variabile imprescindibile tanto più per chi governa che deve non solo dimostrarsi credibile e affidabile ai propri interlocutori, dai cittadini alle imprese, dal mondo della finanza ai partner esteri, ma che ha il dovere di garantire anche un’interlocuzione costante affinché questo dialogo possa essere effettivamente proficuo e produrre effetti positivi. Su questo l’universo politico italiano è spaccato in due. L’unità della sinistra è una questione storicamente irrisolta, mentre è con la nascita del centrodestra che questo concetto è riuscito ad affermarsi sulla scena politica. Basta confrontare la durata dei governi degli ultimi decenni e vedere cosa è di volta in volta accaduto quando ne cadeva uno. Dal 1994 ad oggi ci sono stati cinque governi di centrodestra, quattro guidati da Silvio Berlusconi e quello attuale di Giorgia Meloni e non è mai accaduto che in caso di crisi e conseguenti dimissioni del presidente del Consiglio a sostituirlo fosse un esecutivo “politico”. Berlusconi si è dimesso tre volte, la prima fu sostituito da Lamberto Dini che diede vita a un governo composto completamente da indipendenti, la seconda per un rimpasto, la terza fu rimpiazzato da Mario Monti, con dentro tutte o quasi le forze rappresentate in Parlamento. Solo nel 1994 le dimissioni furono però dettate da ragioni politiche e dalla rottura dell’alleanza con l’allora Lega Nord che presentò una mozione di sfiducia insieme al Pds e al Ppi, nel 2011 le cause furono tutt’altro che politiche e le circostanze controverse. Ma guardiamo dall’altra parte del campo. La XIII Legislatura porta Romano Prodi a Palazzo Chigi, ma l’alleato Fausto Bertinotti fa venire meno l’appoggio di Rifondazione comunista. La ‘campanella’ passa al principale alleato Massimo D’Alema che guida due governi, poi toccherà a Giuliano Amato portare il Paese alle elezioni. Arriviamo alla Legislatura 2013-2018. La sinistra, uscita vincitrice dalle elezioni per una manciata di voti, fa e disfa tutto da sola. Si susseguono tre governi a guida Pd: il Letta, fregato da Renzi, quello Renzi, fregato da sé stesso e il Gentiloni, che tiene miracolosamente fino alle urne nonostante le continue bordate di Renzi. Poi è la volta del Movimento 5 Stelle. Giuseppe Conte forma un governo con la Lega che dopo circa un anno farà venire meno il proprio sostegno. Nasce il Conte bis che sposta l’asse a sinistra, ma va in frantumi con l’uscita della delegazione del solito Renzi, che nel frattempo si è fatto il suo partito, Italia Viva.
Ma veniamo ai giorni nostri, dove a sinistra si parla di unità ma ancora non si capisce se il fantomatico campo largo esiste o meno, con il Movimento 5 Stelle alle prese con i veti a Italia Viva e le diatribe interne che riguardano anche il tema delle alleanze. Carlo Calenda sembra aver abbandonato le velleità di far nascere una nuova area di centro e, così come Renzi, si è spostato a sinistra, dove però, oltre a quelle grilline, si registrano le resistenze anche di Avs. Nel frattempo, il Pd non sembra in grado di gestire la situazione, figuriamoci a dare le carte agli alleati o presunti tali. Una simile situazione nel centrodestra non si è mai vista e, anzi, anche quando ci sono stati problemi, a prevelare è sempre stata la capacità di sintesi che ha condotto sempre e comunque la coalizione all’unità. Chi si scandalizza per l’incidente sul canone Rai e paventa possibili scenari di crisi, sarà costretto a ricredersi, perché quello che da Palazzo Chigi è stato definito come un inciampo rientrerà e il governo, così come i partiti di maggioranza, ritroveranno la serenità. È una dinamica consolidata del centrodestra che, a differenza di quanto accade a sinistra, dove a spadroneggiare è la litigiosità, è capace di affrontare e superare le ostilità anche interne e di tenere sempre e comunque insieme la coalizione. La domanda da farsi è, piuttosto, cosa sarebbe accaduto se a governare fosse stata un’alleanza di centrosinistra. Quanti governi sarebbero cambiati per simili incidenti di percorso, per lo più del tutto fisiologici durante l’esame della legge di Bilancio e dei provvedimenti collegati?
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