LA FILIPPICA – Ma che bravo Carlo Conti: viva il Made in Italy
Non sono solo canzonette. Il prodotto Sanremo continua a tirare. Eccome. Anche nel dopo Amadeus. Non entriamo nel merito del “total audience” o del solo “ascolto televisivo”, perché sono distinzioni tecniche da addetti ai lavori. Di certo è stato un Sanremo positivo, che batte anche i record di Amadeus che sembravano inavvicinabili. E invece la preparazione di Carlo Conti è stata confermata dalla sua bravura non solo sul palcoscenico. Un animale televisivo. Per carità, anche Amadeus è un professionista di primo livello, ma cinque anni di seguito iniziavano a diventare troppi. Lo scrivo: c’era il rischio di una minestra riscaldata. Il cambio alla direzione artistica del Festival della canzone italiana ne ha tratto giovamento e i risultati, non solo in termini di ascolto, sono stati più che buoni. E’ il prodotto Sanremo che funziona sotto tutti i punti di vista: sia per il pubblico, che con l’audience esprime il proprio gradimento, che per gli artisti, che trovano in questa kermesse un trampolino di lancio oppure un consolidamento della carriera, ma anche per gli sponsor. A guadagnarci sono soprattutto i cantanti e non è un caso che chi è stato messo da parte, ad esempio Arisa, che ha la voce di un usignolo e non si capisce perché è stata emarginata o forse si capisce bene, perché non è supportata da grandi marchi, soffre l’impossibilità di salire sul palcoscenico dell’Ariston. Comunque è un bell’esempio di made in Italy e io sono, diversamente da altre trasmissioni che pur di fare notizia massacrano l’élite del made in Italy, fiero di quanto di bello ancora si faccia in Italia. Evviva quindi Sanremo, evviva la promozione anche non solo della musica, ma di tutto l’indotto. Sì, anche le promozioni dei vestiti che spesso e volentieri sono di proprietà straniera, ma ricordiamo che nell’etichetta c’è scritto made in Italy, perché alla fine è prodotta nel nostro Paese questa meravigliosa creazione. L’unica cosa che mi annoia è quando nel solco di un avvenimento come questo di portata internazionale, ci sono i soliti commentatori, sempre i soliti ruffiani di sinistra, che la buttano in politica e sfruttano l’occasione per denigrare qualcuno. Ecco questo è l’altra faccia, meno gradevole, di un certo modo di fare critica, straparlando di qualcosa che magari nemmeno si conosce, di qualcosa di cui senza Festival per 360 giorni all’anno mai ne parlerebbero. Alludo chiaramente alla brava Elodie e alla sua scivolata sulla politica. La sfiderei per almeno 15 minuti, alternando 5 minuti di canzoni, uno contro l’altro, dove lei mi massacrerebbe, con 15 minuti di dibattito politico, dove emergerebbe che non avrebbe alcun bisogno di tagliarsi alcun arto, ma forse farebbe meglio a tralasciare di parlare di ciò che non conosce. Mi piacerebbe che al Festival , se proprio un appunto c’è da fare, si dedicasse un po’ di tempo oltre che per il ballo e l’inevitabile gossip, anche alla cultura, per forza di cose non quella alta. E magari buttandola non solo in politica. Viva Sanremo, dunque, viva il made in Italy, nella speranza che non arrivi sempre qualcuno dei soliti noti a promuovere qualche scandaluccio per rovinare la festa. Si sa, è lo sport di qualcuno (per carità di patria non facciamo nomi), che è invidioso nell’animo, è si pone magari l’obiettivo di cercare di rovinare tutto ciò che di bello riusciamo a costruire. Ecco perché non guasta che chi è a digiuno in certe materie eviti di fare commenti. E se proprio vuole cimentarsi su ciò che non conosce, si limiti, meglio eviti, di fare apprezzamenti negativi su chi non stima. Perché la cosa, francamente, non interessa.
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