LA FILIPPICA – La 51esima stella. L’abbraccio fantapolitico con gli Stati Uniti
Non riuscivo a prendere sonno. Poi, per mia fortuna, mi sono avvinghiato alla fantapolitica, che mi ha permesso di cominciare a fantasticare un quadro geostrategico molto diverso. Il litigio tra Trump e il presidente ucraino Zelensky, che è apertamente sostenuto da quella parte dell’Europa che all’epoca fece la prepotente contro l’Italia, e contro il nostro presidente Silvio Berlusconi, mi accompagna nel sonno a riflessioni certamente provocatorie rispetto ad esempio al sovranismo, per questo è un’analisi controcorrente, da iscrivere appunto nel capitolo del “facciamo finta che”. L’Italia da decenni è collocata in un’Europa che spesso non ci ha portato vantaggi, un’Europa che con la moneta ci ha reso tutti i più poveri, un’Europa che in politica estera non ci ha protetto e ci ha a volte ridicolizzato pubblicamente. Ad esempio un’Europa che in Libia, dove avevamo accordi economici e legati all’immigrazione già consolidati e funzionanti siglati dall’allora premier Berlusconi, senza nemmeno avvisarci ha deciso di calpestare i nostri interessi, abbattendo il regime di Gheddafi e lasciando spazio al caos durato per anni, dove potenze straniere con interessi opposti a quelli europei si sono insinuate. Abbiamo poi l’America in doppia versione: quella democratica certamente appiattita ai potenti, nei nostri confronti però prepotenti, europei forti, che sappiamo chi sono; poi abbiamo l’altra America, quella repubblicana. Questa fa la sua strada, la Russia la vede come un vicino e non come un nemico necessariamente da combattere. L’America repubblicana è più concreta, pensa al business, perché solo attraverso gli affari cresce la qualità di vita dei propri cittadini, e per la prima volta gli affari non sono costituiti da guerre. Anzi, Trump si vanta che da quando è stato presidente, anche nel quadriennio 2016-2020, lui guerre non ne ha battezzate. E qui nasce la provocazione: il nostro Paese è come una bella fanciulla che cerca marito, ma finora lo sposo doveva confinare con noi. Ecco che ci siamo fidanzati o addirittura sposati da decenni con l’Europa. Sarebbe come se questa bella fanciulla, siccome abita in un condominio, il fidanzato e poi il marito lo dovesse trovare nel condominio. Ma santo cielo, la realtà non è il condominio. La città è più grande. E quindi perché dobbiamo sposarci per forza di cose in Europa, solo perché confiniamo con essa? Cerchiamo di pensarla diversamente visto e considerato che siamo nel 2025, e che i confini non sono più una barriera, né che divide ma nemmeno che unisce. Per un momento pensiamo se l’Italia potesse diventare la 51 esima stella. Sì, traghettare sotto le insegne degli Stati Uniti e confederarci con gli stati americani. Intendiamoci, noi rimarremo sempre l’Italia, sempre con le nostre tradizioni e naturalmente la nostra lingua, ma con l’ingresso nella Confederazione statunitense potremmo disinnescare il debito pubblico, che a quel punto non sarebbe più solo nostro, ma si diluirebbe in quell’americano. Certo, dovremmo parlare anche l’inglese, ma tutti sappiamo che il mercato ci porta ad essere come minimo bilingue e l’inglese è la lingua internazionale non solo degli affari, ma anche del turismo. L’Italia entrerebbe così a pieno titolo nell’economia americana, dove già adesso ha un posto, seppur piccolo, e potremmo tornare a essere uno Stato manifatturiero, visto che siamo anche bravi nel farlo, perché gli americani potrebbero vedere nel nostro Paese (pardon, la 51 esima stella) un vantaggio logistico per le loro esportazioni in Europa. Non avremmo naturalmente dazi per entrare nel grande mercato americano. Sotto il profilo politico, inoltre, conteremo molto, perché per le lezioni del Presidente saremmo considerati uno stato grande elettore. All’improvviso, però, vengo destato dal suono della sveglia. L’abbraccio fantapolitico si esaurisce. Il sonno ristoratore è concluso. Rimangono i problemi che tutti conosciamo. Per noi e la Vecchia Europa.
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