La “fabbrica dei bambini”: della “Casa della Matriarca” nessuno vuol parlare
La storia della “fabbrica dei bambini” in Brasile che L’identità da mesi sta raccontando con i dettagli emersi e i rilevanti interrogativi rimasti irrisolti e da nessuno riscontrati, ha vissuto nelle ultime settimane una significativa svolta a seguito dell’interesse assai particolare dimostrato da Agnaldo Filippi, sindaco di Pedras Grandes, nel corso di una lunga telefonata (ricordiamo, da questi registrata e pubblicata ad insaputa del suo interlocutore, ndr) a Edson Ribeiro, avvocato incaricato da Nunzio Bevilacqua di svolgere per mesi una ampia indagine difensiva in Brasile.
In essa emergono chiaramente due cose sopra tutte, la pressione esercitata sul penalista affinché “deponga contro Bevilacqua” ed una “anomala accondiscendenza” di un professionista come Ribeiro, proprio perché noto conoscitore dei fenomeni della criminalità organizzata, alle richieste “manipolatrici della realtà’” di una persona – Agnaldo Filippi – che sulla carta, dovrebbe essere “solo” un sindaco di un piccolo ente locale.

In Brasile, nella regione di Tubarao – questa la premessa temporale degli ultimi fatti – erano arrivate “Le Iene” di Italia 1 con una troupe guidata da Roberta Rei.

La trasmissione delle prime puntate della loro inchiesta avevano squarciato l’apparente calma omertosa sulla rete di diversi interessi locali che ha contraddistinto l’indagine, prima di tutto giudiziaria, svolta da Ribeiro e frenata ogni volta da “insabbiamenti” praticati in molteplici direzioni, vere e proprie menzogne, avalli giudiziari locali in spregio ad ogni principio minimo di un normale giudizio.


Se “Le Iene” nella terza puntata hanno mostrato ampiamente le immagini della Casa della Matriarca Gislane Americo Paes (la leader o la “presidente”, come la chiamano in paese), estesa su una vasta superficie proprio nel territorio comunale di Pedras Grandes, il sindaco Agnaldo Filippi – in molti video dove annunciava azioni legali contro Bevilacqua e la stampa italiana – definiva, al contempo, di avere “forti legami”, anche commerciali, con una regione italiana: il Veneto.




“Le Iene” hanno anche ribadito, pure con le immagini dell’intervista a Padre Lino Brunel, che quella realtà associativa ove vivono adulti, donne incinte e molti bambini senza nemmeno rispondere al citofono ai vicini, nulla dovrebbe avere a che fare e vedere con la Chiesa Cattolica Romana e si alimenterebbe con raccolte fondi misteriose che hanno sollevato anche sorrisi “significativi” degli abitanti del posto.



Eppure, quella “Casa” è stata frequentata da Padre Nivaldo Ceron che del clero locale è un rappresentante e ne ha pure accolto le ospiti incinte in funzioni religiose nella cappella del suo Castelo Belvedere. Il sacerdote che pure lui – in “simmetria” con il sindaco Filippi – ha annunciato azioni legali contro Bevilacqua e la stampa italiana accusando entrambi di fake news, si è mostrato apparentemente garbato e colloquiale con la troupe di Italia 1 pur cadendo in numerose contraddizioni sulle quali, ovviamente, torneremo. E nessuna spiegazione ha dato sui suoi rapporti con una “associazione” che non è riconosciuta dalla Chiesa Cattolica Romana.


Quindi, a Pedras Grandes ci sono un sacerdote – di Treze de Maio – che frequenta la Casa della Matriarca e non ne chiarisce rapporti e propositi. E un sindaco che tralascia di commentare quanto avviene nel suo Comune di poco più di 4mila abitanti. Con evidenza, lui, preoccupatissimo della credibilità sua personale e della sua comunità nei rapporti con il Comune italiano di Belluno e con altri rappresentanti istituzionali del nostro Paese, preferisce annunciare azioni legali, per poi però chiamare “mafioso” Bevilacqua, minacciare sui social lo stesso dicendo di avere un “un proiettile in canna” per lui, nonché fare una lunga telefonata all’avvocato brasiliano di Bevilacqua.


Nei chiari propositi del nostro connazionale che ha inteso sempre e solo difendersi da una associazione a delinquere operante in Brasile e nelle motivazioni del nostro racconto, due persone sicuramente “informate sui fatti” non hanno mai inteso collaborare per chiarire questa oscura vicenda.
Per la loro “narrativa d’emergenza” Bevilacqua è’ un “mafioso”, “una canaglia”, “un ritardato”, “deve bruciare all’inferno”. E la stampa italiana avrebbe scritto su questa storia solo “fake news” contro una supposta “brasilianità“ e per un mero intento (proprio così da loro fantasiosamente definito prima dall’avvocatessa di Barbara – Maria Nilta Ricken Tenfen nella “surreale” petizione e poi ribadito da Filippi nella telefonata in oggetto, ndr) di incrinare i rapporti d’affari tra l’Italia e il Brasile.



La stessa telefonata di Filippi a Ribeiro – ove è conclamato da parte del sindaco il proposito di allontanare ogni dubbio sul comportamento della famiglia Zandomenico Perito cui appartiene Barbara (facente parte, si badi bene, anche di un differente Comune, Tubarao) e il cui padre – Renato Perito – è suo grande amico, conferma questo scenario.
Ci torneremo, raccontando pure un altro scandaloso fatto circa il comportamento di un importante rappresentante delle forze dell’ordine nella “regione”.


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