La “fabbrica dei bambini”: la “Cupola” delle Paes alla corte di Padre Nivaldo Ceron
La “fabbrica dei bambini” ritorna con alcuni contenuti in esclusiva – la “Cupola” delle Paes alla corte di Padre Nivaldo Ceron – per continuare a far luce su questa oscura e intricata storia che avrà sicuramente toccato “interessi importanti” su entrambe le sponde dell’Atlantico se le indagini di Nunzio Bevilacqua, condotte dal noto advogado criminalista Edson Ribeiro e da un pool di investigatori non hanno ricevuto in Brasile il sostegno di alcuna autorità e, pure in Italia – lo abbiamo raccontato -, ci sono ancora questioni da chiarire ed accertare, come quella della denuncia alla Guardia di Finanza di Roma “scomparsa” qualche mese fa.
Ritorniamo ancora, riguardo al Brasile, sulla sedicente “associazione religiosa” della “Missionaria” di Pedras Grandes – Santa Catarina, la Gislane Americo Paes – presidente della “Associacao Filhos de Maria Aos Pes da Cruz” (Associazione Figli di Maria ai Piedi della Croce), collegata, con modalità ancora da accertare, al prelato della Chiesa Cattolica Romana Padre Antonio Nivaldo Ceron, proprietario e abitante del sontuoso Castelo Belvedere di Treze de Maio in Santa Catarina.
Gli approfondimenti sui video “di proselitismo” dell’Associazione pubblicati su YouTube ci hanno consentito di ricostruire ulteriori elementi utili ad una visione più definita almeno di una parte delle “attività” praticate che rimangono, nonostante ciò, coperte da una fitta cortina di “protezione”, a segnalare il suo forte radicamento nelle regioni del sud del Brasile, non solo a Santa Catarina ma anche nello Stato di Sao Paulo.
Accanto al “rito di assimilazione” delle donne gravide a Maria Vergine di cui già abbiamo scritto , emerge come interessante la “rappresentazione” che si svolge nei boschi di Pedras Grandes – quindi, nei pressi della “Casa” della Matriarca -: un “Cristo” (persona presumibilmente integrata nella congregazione, ndr) con una croce ed una corona di spine perde quello che, all’apparenza, sembra essere sangue il quale viene “asciugato” da alcune “serve” dell’associazione dinanzi ad uno stuolo di donne (sembranti delle “Maria Maddalena”, alcune visibilmente gravide) assai realisticamente disperate, come se si fosse riusciti a far credere loro che quella persona sia, grazie ad una avvenuta “ritualità” il Cristo e che quel sangue vada raccolto in una sorta di panno, forse per conservarlo come reliquia.
Ritorna qui alla memoria la chat collettiva di Whatsapp già pubblicata, di cui vi riproponiamo un passaggio significativo: una donna, chiaramente una referente della Matriarca, confesserebbe a Barbara Zandomenico Perito (che ha condiviso con il gruppo e la maga Izabel de Oxum un’ecografia di un feto) “l’esistenza del sangue di Dio” (oltre al prezioso “seme” di un sedicente “Angelo”) nella Casa della Matriarca. Sarà il sangue cosi raccolto durante questo tipo di “rappresentazione” o il seme dell’ “Angelo Alvaro” a far sì che i bambini delle adepte abbiano quel riferito “incanto” quasi divino?
Poi, alcuni bambini che giocano tra di loro nel bosco. Con loro, un adulto. E’ un “servo guardiano” dei bambini? Un’immagine che appare poco edificante, che non rassicura.
Di seguito appaiono quelle che, in un altro video, si definiscono le “fondatrici”. Sarebbero tre: la presidente Gislane Americo Paes, Dalva Americo Paes ed un’altra che, in un “gioco di specchi” messo in piedi da questa sedicente organizzazione religiosa, dovrebbe chiamarsi anche lei Dalva. E’ la “Cupola delle Paes”. Qui non è ancora presente, come in occasione delle “benedizioni” di Nivaldo al Castelo, la Gih – Gislaine Paes (con la i) di Tatui nello Stato di Sao Paulo.
Poi vengono presentate le “linee guida” dell’associazione e le “maestranze” generaliste, le cosiddette “serve”. E ancora, nel video, appaiono alcune delle “serve” dell’Associazione deputate all’accudimento dei bambini (qualcuna di esse era stata già intravista “gravida” nei giardini privati di Nivaldo) e poi ancora bambini, pare tra uno e otto anni di età, tra loro forse superiori numericamente le bambine.
Nelle immagini del video una sorta di “nido” con giostrine per i più piccoli, qualcuno poco più che neonato.
Bambini che vengono inquadrati da vicino, nell’originale del video Youtube pubblico, nei loro volti (L’identità ne ha distorto le immagini, ndr) e poi ripresi in una sorta di sfilata, su indicazione di qualcuno dei “servi”, quasi come per creare un “catalogo digitale”.
Di chi saranno figli, quelli che non lo sono delle adepte “serve” della congregazione”? Saranno ospitati in qualche struttura da loro gestita? Una casa-famiglia o un orfanotrofio?
Una ipotesi plausibile è che le “serve”, grazie anche ai figli partoriti dopo aver alloggiato nei ,locali di questa Associazione e sulla scorta dei “direzionamenti” delle varie Paes, forse gli stessi che Barbara Zandomenico Perito attendeva dalla Matriarca durante il rito notturno di cui abbiamo scritto, abbiano creato un clima familiare utile a proporre la congregazione come il luogo ove i bambini possano essere accolti in attesa di un futuro “posto sicuro” presso una amorevole famiglia.
Un programma, un piano, che forse necessitava di una “cornice bucolica” rassicurante, di una legittimazione da parte di un importante esponente della Chiesa Cattolica Romana. Per questo, Padre Nivaldo Ceron con il suo Castelo da fiaba era perfetto.
Circostanze, quelle apprese dalla visione di questi video, che inducono ad auspicare che in Brasile possa essere fatta luce su ciascuno di questi minori, su come siano stati concepiti e a chi siano stati messi in carico, su come siano arrivati in queste strutture e su come e a chi vengano poi affidati. Solo la completa verità su questi fatti potrà garantire sul loro futuro, senza bugie sul loro passato e senza che possano diventare arma di ricatto ai danni di terzi.
Verità per quale la Chiesa locale può molto. Una strada cominciata con quanto ha fatto Padre Lino Brunel in questa vicenda, da uomo coraggioso di elevati valori morali. Auspicabile che la persegua, attraverso i suoi poteri di “Principe della Chiesa”, il nuovo vescovo di Tubarao, Don Adilson Pedro Busin, monitorando cosa avviene nella propria Diocesi e mettendo verità e giustizia prima di ogni cosa.
La storia continua.
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