Cultura & Spettacolo

La doppia storia di Marcello che studia l’opera di Tito Sella, terrorista-scrittore

di Eleonora Ciaffoloni -


I CONSIGLI DEL LIBRAIO – di GABRIELE GRAZI

Ero sotto l’ombrellone e alzando la testa dal libro appena concluso ho guardato la mia fidanzata esclamando un “bellissimo”. Lei per tutta risposta ha ricambiato lo sguardo, nonostante fosse impegnata ad assorbire ogni singolo raggio di vitamina D solare, e mi ha detto: “Di già? L’hai polverizzato!”. Il libro in effetti si legge con estremo piacere. In primo luogo perché alterna registri linguistici diversi che permettono al lettore un saliscendi su montagne russe letterarie. Ad esempio il lato comico: “Per la prima volta in vita mia ho cominciato a sentire il peso dell’età. Al giro di boa dei trenta, riflettevo, i miei genitori avevano fatto un sacco di cose – figli, lavori, mutui, animali domestici – i miei nonni avevano fatto la guerra e ricostruito il paese, e i miei bisnonni erano morti per la spagnola (…) tuttavia, mi ero sempre detto, è oggettivamente assurdo paragonare generazioni (…) non avevano Internet, Ryanair e PornHub (…) ogni generazione fa storia a sé: noi abbiamo un’adolescenza ventennale ma sappiamo fare cose che i nostri nonni se le sognavano, come prenotare una vacanza in dieci minuti e memorizzare un numero vertiginoso di combinazioni di tasti per giocare a Pes”. Oppure quello lirico: “La città futura non si costruirà restando in disparte a glorificare la propria purezza. L’innocenza non è che indolenza, l’innocenza è il rifiuto dei vili. La città futura nascerà dalle azioni di chi accetta di essere colpevole, nascerà da chi ha avuto il coraggio di sedersi dalla parte del torto: farsi carico delle azioni sbagliate, delle azioni riprovevoli, delle azioni disumane”. Amo moltissimo gli scrittori che riescono a distruggere e ricostruire più libri in un solo libro, che non ci trascinano con lo stesso ritmo e la stessa piatta monotonia cromatica per centinaia di pagine, ma che escogitano scorciatoie, che propongono blasfeme incongruenze. Questo è uno di quei libri: si legge prontamente e con autentico piacere. In secondo luogo perché la storia è ben studiata: in sostanza sono due libri in uno. Il primo è il racconto in prima persona di Marcello, dottorando di ricerca arrivato a questo punto assolutamente per caso, sciatto e goffo, eterno Peter Pan dall’involontario umorismo contagioso e dalla pervicace capacità di fantasticare su ogni aspetto del nostro quotidiano. Gli viene imposto come lavoro per il dottorato uno studio su Tito Sella, scrittore viareggino come lui che dopo la lotta armata negli anni Settanta è finito in carcere, da cui ha composto capolavori dalla profonda umanità e legati al proprio vissuto. Nel raccontarci le sue giornate ci porta nel suo mondo tra amori, tradimenti, amicizie sgangherate, critiche ed autocritiche infinite e nebulosi universi accademici. Il secondo è la vicenda umana di Tito Sella e della sua opera letteraria, che è invenzione dello stesso Ferrari, e che ci porta negli anni in cui un altro mondo forse era possibile e in alcuni dei motivi del suo naufragio. Un consiglio su come leggerlo: prendetelo come traccia di tantissime letture citate da approfondire, o usatelo come pianale per rullare una canna pensando ai massimi sistemi o ai minimi storici di alcune figure di merda quotidiane, non credo che l’autore o i personaggi del libro ci resteranno male.


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