Editoriale

La democrazia non è tanto di casa in Romania (e Francia)

di Adolfo Spezzaferro -


L’Unione europea, fondata sui valori della democrazia, della pace (anche se ultimamente…), della libertà, si considera di certo paladina del sistema democratico, appunto. Anzi, questo sistema di governo è conditio sine qua non per chiedere di entrare nella Ue. Anche se – a volte i paradossi – l’Unione europea non è basata sul voto diretto popolare, che come è noto è il trionfo della democrazia. Oggi però la Ue è un po’ meno democratica, come rivela The Economist (sì, quello che attaccava Berlusconi). Nel suo “Indice di democrazia globale“, il “Global Democracy Index”, la bibbia economica britannica indica la Romania non più come un Paese democratico, più o meno perfetto, ma come un “Regime ibrido”, in cui la democrazia è parziale e compensata da elementi di autoritarismo. La Romania si posiziona dunque a un livello appena superiore alla Turchia e all’Ucraina, a un livello inferiore rispetto la Moldova, e al livello del Paraguay, del Kenya o del Buthan, molto lontana da una democrazia piena. Il motivo è semplice: in Romania la Corte Costituzionale ha cancellato il risultato delle elezioni per via di una piccola campagna su TikTok, che avrebbe favorito il candidato di estrema destra. In Romania questo stesso candidato presidente, dato nuovamente per vincente, è stato poi arrestato sulla base di accuse quanto meno dubbie. La sensazione (forse anche fondata) che è arrivata ai cittadini europei è che siccome in Romania ha vinto le elezioni quello sbagliato (rispetto a chi e a cosa è un altro paio di maniche), allora le elezioni non sono valide. E siccome questo candidato che si è permesso di vincere potrebbe farlo di nuovo, allora va tolto di mezzo. Ma la Romania è in ottima compagnia (si fa per dire): la Francia infatti è scivolata nella categoria “democrazia imperfetta”. Questo declassamento, secondo The Economist, è dovuto a “periodi di turbolenza politica in cui l’amministrazione ha affrontato diffusi disordini sociali e/o divisioni interne sulla politica, che hanno minato la governance”. A pesare infine anche il peggioramento del punteggio relativo alla fiducia nel governo. Non ci stupisce: il presidente Macron, senza più consensi, accerchiato dagli altri partiti che prendono molti più voti del suo, non molla la poltrona e anzi mette su governi debolissimi che non rispecchiano la volontà popolare. Lo sappiamo: state pensando “la Francia sembra la Romania”. Come darvi torto.


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