La crisi nel Mar Rosso e il costo per l’Italia: benzina e import-export a rischio per 154 miliardi
La crisi nel Mar Rosso a rischio escalation dopo la svolta militare scelta da Stati Uniti e Regno Unito per attaccare i ribelli Houthi filo iraniani direttamente nei territori dello Yemen con l’appoggio di Paesi Bassi, Germani e Danimarca è già un costo per l’Italia, che peraltro non ha fatto analoga scelta preferendo continuare a pattugliare le aree del Mar Rosso ove avviene la circolazione navale con una semplice attività di scorta dei carghi con le due fregate Virginio Fasan e Federico Martinengo schierate nell’area.
Le crescenti tensioni geopolitiche in Medio Oriente stanno già prefigurando, infatti, ripercussioni dirette sulla nostra economia: a rischio i consumatori italiani, attraverso una serie di rincari di prezzi e tariffe e l’aumento di costi per centinaia di euro a carico delle famiglie. Lo ha denunciato Assoutenti, che ha calcolato l’impatto della crisi in atto sulle tasche dei consumatori. “Le quotazioni del petrolio sono immediatamente salite come conseguenza dell’escalation militare in Medio Oriente, mentre le petroliere cambiano rotta e registrano forti ritardi nelle consegne – spiega il presidente Gabriele Melluso – Fattori che rischiano di determinare a breve un incremento dei prezzi di benzina e gasolio alla pompa: un aumento ipotetico del 10% dei listini al pubblico praticati dai distributori, porterebbe il prezzo medio della verde a 1,950 euro al litro, equivalente ad una maggiore spesa su base annua pari a +213 euro a famiglia solo a titolo di rifornimenti di carburante”.
Assoutenti sottolinea poi i maggiori costi di trasporto legati alla situazione in atto nel Mar Rosso. “Si tratta di una rotta strategica per l’Italia dove transita il 40% del nostro import-export marittimo per un totale di 154 miliardi di euro – afferma Melluso – . I cambi di rotta operati nelle ultime ore dalle navi in transito nella zona determinano un forte incremento dei costi di trasporto e pesanti ritardi nelle consegne che, unitamente ai rialzi dei carburanti, potrebbero riflettersi in modo diretto sui prezzi al dettaglio delle merci vendute in Italia dando vita ad una spirale inflattiva: un incremento di appena il +1% del tasso di inflazione pesa, considerando i consumi di una famiglia con due figli, per +411 euro all’anno”.
C’è infine i rischio di rincari per le bollette energetiche, con il gas che nelle ultime ore è balzato a 32 euro al MWh al Ttf di Amsterdam con un incremento che sfiora il 4%. “Un rialzo delle quotazioni dell’energia potrebbe fermare la discesa delle tariffe di luce e gas registrata nell’ultimo periodo, portando ad una risalita delle bollette con un impatto stimato fino a +200 euro annui a famiglia”, conclude Melluso.
In questo quadro, all’interno di quell’import-export per 154 miliardi che transita nel Mar Rosso le difficoltà alla navigazione provocate dagli attacchi degli Houthi dello Yemen contro le navi mettono a rischio mezzo miliardo di esportazioni di frutta e verdura Made in Italy dirette in Medio Oriente, India e Ssud est asiatico. E’ quanto stima la Coldiretti.
Per portare l’ortofrutta nazionale in India – continua la Coldiretti – attraverso lo stretto di Suez il tempo impiegato era di circa ventotto giorni. Ora, con questa crisi nel Mar Rosso, dovendo circumnavigare il continente africano si arriva a più di quaranta giorni con l’allungamento dei tempi che potrebbe creare problemi di conservazione del prodotto fresco con il rischio di perdere fette importanti di mercato che sarebbero poi difficili da recuperare. Inoltre – precisa la Coldiretti – si registra un aumento dei costi stimabile in 6/7 centesimi per ogni chilogrammo di merce trasportata che incide sulla competitività delle esportazioni nazionali.
In gioco c’è un mercato verso il quale l’Italia – conclude la Coldiretti – ha esportato oltre 217 milioni di chili di frutta, di cui oltre 182 milioni di chili mele, con principali destinazioni l’Arabia Saudita (oltre 66 milioni di chili di mele), l’India (oltre 51 milioni di chili di mele) e gli Emirati Arabi (oltre 15 milioni di chili di mele), secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat nel 2022.
Preoccupazione, sul versante di questa crisi nel Mar Rosso che investe l’Italia – continua la Coldiretti – anche per vino con le esportazioni Made in Italy che valgono 112 milioni di euro in Cina, che si contende con gli Usa il primato nel consumo di rossi di cui l’Italia è tra i primi tre Paesi fornitori. Il blocco del Mar Rosso mette a rischio le esportazioni Made in Italy in Cina, che per il solo settore agroalimentare valgono oltre 570 milioni di euro all’anno, di cui oltre il 90% viaggia proprio su nave.
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