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La Corte Ue boccia Macron “Basta con i respingimenti”

di Eleonora Ciaffoloni -


A New York Meloni fa appello all’Allassemblea a “Non voltarsi dall’altra parte”
La sentenza dei giudici della Corte Ue di Lussemburgo riprende la Francia sul blocco al confine

Un’epoca complessa, fatta di emergenze e di instabilità, per cui serve cooperazione e collaborazione da parte di tutti. È questo il messaggio che Giorgia Meloni ha voluto far passare di fronte all’All’assemblea generale delle Nazioni Unite. Un modo per riaffermare la ferma vicinanza all’Ucraina e – al suo omologo Zelensky con cui si è confrontata e sembrata molto il sintonia – contro l’aggressione russa, ma anche un modo per fare appello e sensibilizzare i Paesi membri dell’Onu di fronte alla crisi che il nostro Paese sta vivendo: quella della gestione emergenziale dei flussi migratori. Giorgia Meloni, difatti, ha fatto ricordato l’instabilità del continente africano e del panorama che presenta: “L’Africa non è un continente povero” ma “è stato spesso ed è un continente sfruttato, troppo spesso gli interventi delle Nazioni straniere nel continente non sono stati rispettosi delle realtà locali. Spesso l’approccio è stato predatorio, e ciononostante perfino paternalistico. Occorre invertire la rotta”.

Un quadro che preannuncia un appello, anzi una richiesta di aiuto, in merito all’emergenza migranti, dossier che aveva “promesso” di portare all’attenzione dell’Onu. Un quadro emergenziale di fronte al quale la premier auspica un intervento della comunità internazionale (definito “necessario”) per poter porre un margine a quella che rappresenta “l’attività più profittevole” per la criminalità organizzata del Nordafrica, ossia il traffico di esseri umani. “Davvero una organizzazione come questa, che afferma nel suo atto fondativo ‘La fede nella dignità e nel valore della persona umana’ può voltarsi dall’altra parte di fronte a questo scempio?” dichiara la premier alla platea. E non solo, Meloni chiede di “Non voltarsi dall’altra parte” e di “agire tutti insieme”, tentando anche di fare leva sul significato simbolico dell’incontro e sui fondamenti su cui quella assemblea è stata istituita. “Sono convinta – incalza la premier – che sia dovere di questa organizzazione rifiutare ogni ipocrisia sul tema dei migranti e dichiarare una guerra globale e senza sconti ai trafficanti di esseri umani”. Una battaglia, spiega Meloni, per cui è necessario “lavorare tutti insieme a ogni livello”. E su cui l’Italia è già pronta: il nostro Paese “è in prima linea su questo fronte” dice ed è “pronto a fare la sua parte” citando il piano Mattei per l’Africa, nato e finalizzato per la cooperazione con i Paesi che confinano che si trovano dall’altra parte del Mediterraneo.

EUROPA SENZA CONFINI
Intanto nel Vecchio Continente, dove da giorni ormai si discute di blocchi e di ricollocamenti per i migranti che arrivano sulle nostre coste, ci pensa la Corte di Giustizia dell’Unione Europea a rimettere sui binari la linea delle scelte dei Paesi membri. In particolare, è stata la Francia che, in questi giorni, ha rafforzato i controlli e i blocchi al confine con l’Italia con mezzi antiterrorismo per evitare l’ingresso dei migranti nel Paese. Eppure, per i giudici di Lussemburgo, questo meccanismo non può essere attuato. A stabilirlo è una sentenza arrivata a seguito di una interrogazione del Consiglio di Stato francese, che chiedeva proprio specifiche sul controllo alle frontiere: “I migranti irregolari extracomunitari che cercano di attraversare i confini interni dell’area Schengen senza titolo di soggiorno valido, al fine di recarsi in Paesi europei diversi da quelli di primo arrivo, non possono essere respinti da questi paesi ai valichi di frontiera. Questo vale anche quando sono stati ripristinati temporaneamente i controlli alle frontiere interne dell’area Schengen”. Quindi, non c’è scampo: la direttiva “rimpatri” deve essere rispettata, non ci sono deroghe – a maggior ragione in un contesto emergenziale come quello attuale. Allerta che continua, a Lampedusa, dove gli sbarchi si sono susseguiti anche nelle ultime 24 ore: in centinaia arrivano, in centinaia vengono trasferiti dall’Isola a Porto Empedocle e nelle altre Regioni. La situazione all’hotspot di Contrada Imbriacola è ancora da monitorare anche se con i 1.500 trasferimenti di ieri nel centro è stata di molto alleggerita la pressione: sono rimaste lì poco più di 900 persone. Solo il clima, che si prospetta burrascoso e piovoso nei prossimi giorni, potrebbe fermare il continuo e irrefrenabile flusso di arrivi. Meteo avverso che potrebbe far respirare Lampedusa ma che, però, potrebbe anche far aumentare i numeri delle stragi nel Mediterraneo.


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