La Controriforma Gentiloni e il piano dei cattolici per riprendersi il Pd
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La Controriforma Gentiloni e il piano dei cattolici per riprendersi il Pd
di EDOARDO SIRIGNANO
La Controriforma Gentiloni. È il piano dei cattolici per riprendersi il Pd e mandare a casa Elly. Non c’è usciere o portaborse a Montecitorio che non sa del possibile ritorno del commissario Ue al Nazareno. Un’ipotesi confermata dal famoso convivio, in cui i big ex Dc avrebbero deciso di porre fine all’era delle sardine, come l’ha definita qualche nostalgico veltroniano.
In questo modo, si possono prendere due piccioni con una fava. Si trasforma la stampella della Cgil in una sorta di nuova Azione Cattolica, ma allo stesso tempo si mette fine al sogno di Paolone. Per chi è stato ai vertici europei, ha guidato un governo, c’è una sola cosa da fare nella vita: salire al Colle. Ecco perché gli strateghi dello scudocrociato devono cancellare, come di consueto, ogni possibile aspirazione e dare subito una nuova ragione di esistere o meglio ancora un “chierichetto” a quel popolo stanco del Conte/Landini di turno. Questo è lo scopo della tanto discussa agape tra Dario Franceschini, Nicola Zingaretti, Francesco Boccia, Marco Meloni e Roberto Speranza. L’idea non è creare o riciclare l’ennesima corrente, ma piuttosto mettere le fondamenta per il dopo Schlein. Il piano, d’altronde, è l’oggetto dei capannelli, tenutisi dopo il funerale di Re Giorgio.
La stessa sinistra, che aveva puntato all’ultimo congresso sulla vice di Bonaccini, è più che divisa. Se Orlando tira i fili come il miglior Mangiafuoco delle favole di Collodi (un esempio è il caso friulano, dove è stato proprio l’ex Guardasigilli a indicare la martire Conti, pur essendo un oggetto misterioso sul territorio), il ministro della mascherina e i suoi compagni di Articolo 1, non avendo ricevuto il contentino promesso, sarebbero pronti a patteggiare col diavolo, pur di tornare nelle stanze che contano. Buffo, ad esempio, il pranzo svoltosi nel pomeriggio di martedì tra Quagliariello, Speranza e due affascinanti donzelle in un noto ristorante nei pressi di Palazzo Madama. Si pensa a una nuova Udc, ma stavolta stampella del Pd?
Una cosa è certa, un campo progressista a trazione Gentiloni, dopo le europee, potrebbe far tornare all’ovile non solo il sempre utile Carletto dei Parioli, ma anche quel Matteo che passa le giornate a criticare la vecchia dimora. Quando la Meloni ti considera meno dei grillini, devi inventarti qualcosa. Un argomento che interessa e non poco a Guerini. Il capo di Base Riformista, senza giri di parole, avrebbe lasciato intendere su una chat WhatsApp che, qualora Schlein non dovesse superare il 20 per cento, l’esperimento identitario a sinistra può ritenersi fallito. Ragione per cui le “senza poltrona” Malpezzi e Biti, nella giornata di Napolitano, vengono sguinzagliate a trovare adepti per una possibile e auspicata congiura. Finanche la sempre serva del padrone Serracchiani non sembra gradire più la regina del mondo Lgbt. Nell’ultima assise in Friuli, secondo gli addetti, ci sarebbe stato più di un semplice disimpegno da parte della dirigente. Ci sarà anche il sempre presente caschetto sul carro del vincitore o piuttosto è la solita strategia per avere uno scranno, magari a Bruxelles? Ha ragione Marcucci a dire che quando si muove il Dario della cultura, come il peggiore re persiano, non lascia feriti, ma solo morte e distruzione. Quest’ultimo è capace di rianimare finanche il moribondo Cuperlo o la dimenticata De Micheli per realizzare quanto ha in testa.
Il problema, però, è che così il Pd rischia di abbassare la saracinesca. Come dimostra lo stesso funerale dell’ultimo grande migliorista, la gente è stanca dei giochetti tra i soliti, di logiche da Jurassik Park, incomprensibili all’epoca di Musk e degli alieni. Gentiloni può riunire il “Credo” che non si riconosce in Salvini, ma non può rendere attrattivo un universo incomprensibile per chi non è uno Scientologist. In questo modo si potranno creare solo spazi per i soliti: Zingaretti farà il capogruppo del Pse in Europa, Meloni il capobastone e Boccia l’anello di congiunzione con tutto quel che resta della galassia.
I primi scontenti, dalla complessa operazione Gentiloni, intanto, sarebbero i soliti amministratori, in primis la fascia tricolore di Firenze Nardella. Il toscano Dario pensava che fosse arrivato finalmente il suo turno e invece no. Stesso discorso vale per i vari Bonaccini, De Luca ed Emiliano. Questi ultimi sognavano in grande, volevano prendersi la rivincita o piazzare il rampollo di casa. Al contrario, non vengono neanche considerati da chi non vuole dividere il bottino di guerra. Al massimo è disponibile a cedere qualche poltroncina di seconda mano in Europa. Non è da escludere, quindi, uno scontro tra ex renziani. Il giglio che avanza, però, stavolta avrà filo da torcere. Non si ritroverà di fronte i ragazzini di Ultima Generazione, a cui puoi sgridare in faccia, ma la classica faccia di bronzo Pd, che neanche la peggiore tempesta scalfisce. E se Nardella per realizzare il suo piano difendesse la povera e sola Elly per trovare un alleato contro chi intende ostacolarlo? Forse solo così si spiegherebbe la presenza di un’impopolare sardina tra i primi sindaci d’Europa.
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