La campagna d’Israele in Siria preoccupa Germania e Russia
I raid israeliani in Siria stanno alimentando ulteriormente la tensione già altissima nella regione. “La campagna aerea intensificata, in parallelo alla prima operazione di terra israeliana in territorio siriano dalla guerra dello Yom Kippur del 1973, ha attirato le condanne internazionali e aggiunto un’altra pericolosa variabile alla situazione in rapida evoluzione in Siria, dove i gruppi armati stanno cercando di creare un nuovo ordine politico”, ha scritto il Washington Post.
Tace, per ora, Hayat Tahrir al-Sham (Hts), il gruppo islamista sunnita che ha guidato l’offensiva contro le forze del presidente Bashar al-Assad, scappato in Russia. La pioggia di bombe dello Stato ebraico, ha evidenziato ancora il Nyt, è stata “eccezionale per forza e portata”.
I militari israeliani hanno confermato di aver effettuato circa 480 raid in Siria in due giorni e il ministro della Difesa, Israel Katz, ha parlato delle attività della Marina, che “ha operato con grande successo la notte scorsa per distruggere la flotta siriana”.
Le operazioni israeliane in territorio siriano rischiano di avere “ripercussioni oltre le intenzioni degli israeliani”, ha avvertito Ryan C. Crocker, ex ambasciatore Usa in Siria, durante un evento al Middle East Institute. E sul Golan ha osservato che una presenza a lungo termine nell’area “potrebbe aggiunge benzina al fuoco”.
La leader della diplomazia tedesca, Annalena Baerbock, ha esortato Turchia e Israele a non mettere a repentaglio la transizione politica in Siria dopo la caduta di Assad. “Se vogliamo una Siria pacifica, l’integrità territoriale del Paese non deve essere messa in discussione e i vicini come i governi turco e israeliano, che fanno valere interessi di sicurezza, non devono mettere a repentaglio il processo con le loro azioni”, ha dichiarato Baerbock durante un briefing con la stampa a Berlino.
Il Cremlino ha condannato l’aggressività di Israele e l’ingresso delle sue truppe nella zona “cuscinetto” lungo le alture del Golan. “Gli attacchi, le azioni sulle alture del Golan e nella zona cuscinetto difficilmente contribuiscono alla stabilizzazione della situazione nella Siria già destabilizzata”, ha affermato il portavoce Dmitri Peskov.
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