Attualità

La Calabria e le radici: il ritorno dei figli del Sud partiti verso il sogno

di Francesca Chaouqui -


La Calabria e le radici salde nella terra matrigna
Il ritorno dei figli del Sud partiti verso il sogno.

Ottocento km di costa, scorci mozzafiato, mare che incanta, sentieri e borghi dell’entroterra paradisiaci, cucina dai sapori di mare e terra unici, profumi inebrianti colori da far girare la testa e popolo accogliente. Si potrebbe riassumere così la Calabria, ma l’opinione dei turisti resta purtroppo sempre la stessa: una promessa mancata! Nonostante gli sforzi del governatore Occhiuto per rendere la Calabria “una meta turistica di serie A”, attraverso la campagna di marketing avviata con garbo e professionalità, gli investimenti economici per il corretto funzionamento dei depuratori e la promozione dei prodotti enogastronomici, le vacanze in Calabria restano il refrain per gli emigrati. Dai rapporti dei sondaggi i dati delle presenze crescono ma i servizi diminuiscono forse perché i calabresi amano così tanto la loro terra da lasciarla com’è, forse perché in Calabria al turista si preferisce lo straniero da accogliere e cui aprire le porte delle case, cantine, orti e chiese.

I giovani calabresi che rientrano per le vacanze estive raccontano che in giro per l’Italia terra più bella della Calabria non c’è, per questo preferiscono tornare a casa piuttosto che andare altrove, ma aggiungono anche che altrove anche se non hanno bellezze naturalistiche neppure simili a quelle calabresi la gente sa far fruttare con servizi e attrazioni varie anche un territorio meno fortunato. Sarà per gli affetti, sarà per un pizzico di campanilismo, sarà per qualche motivo ai più incomprensibile ma un dato è certo: tutti i calabresi emigrati scendono in Calabria per le vacanze e chi non può non trova pace fino alle prossime ferie. Le radici sono la forza di questa terra matrigna che non offre futuro alla sua gente, che tarpa le ali ai sogni dei giovani, che fa fatica ancora oggi a riprendersi da quell’unità che l’ha smembrata; le radici sono salde perché impastate di quei valori che rendono la società ancora una grande famiglia.

Chi vive in Calabria vorrebbe andar via, ma chi ha scelto di andar via non vede l’ora di tornare. Sono le contraddizioni di una terra che ha sofferto e che con audacia prova sempre a rialzarsi ma anche di un popolo credulone che mostra i suoi punti di forza e di debolezza incurante di qualunque strategia. La promessa dei fondi del PNRR per le infrastrutture sta rigenerando nuove energie ma nonostante il brand Calabria vuole uscire dallo stereotipo arriva puntuale ogni volta la stangata emotiva e il lavoro fatto con tutti i sacrifici del caso precipita dagli strapiombi negli abissi del mare e ripartire non è facile. Intanto però tra un’interruzione e l’altra dell’autostrada del Mediterraneo che è cambiata nel nome ma non nei fatti, tra un ritardo e l’altro dei treni regionali perché le frecce qui sono quelle degli indiani, tra un’autostop e l’aiuto del vicino di casa o del suo lontano parente per raggiungere l’aereoporto, qualche giorno in Calabria per ricaricarsi dell’aria più buona che c’è è sempre un toccasana per chi vive lontano. In Calabria l’ospite è sacro ma il turista è da svenare, perché pensa che con i soldi può avanzare richieste ma qui i soldi servono solo a pagare le tasse. In Calabria l’ospite è gradito se è educato perché qui si tiene molto al buon gusto. Anche quest’anno come sempre ogni emigrato tornerà a fine ferie con la valigia piena di cose da mangiare, con gli occhi pieni di gioia e il cuore colmo di affetto perché in fin dei conti questo dona la Calabria ai suoi figli partiti per realizzare un sogno.


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